Chiambretti: «Nel calcio c’è il meglio e il peggio di quel che la realtà ogni giorno ci consegna»

A La Verità: «Il calcio è una trasfigurazione della realtà: c’è il vincente e il perdente, ci sono i poveri e i ricchi, i truffatori e i raccomandati. Il Covid? Credo sia una lezione divina. E noi non abbiamo imparato niente» 

Chiambretti su Sanremo

Su La Verità una lunga intervista a Piero Chiambretti. Reduce dal Covid, racconta il suo stato d’animo nei confronti del virus, oggi. Dice di uscire solo per andare in tv.

«Mi rendo conto che non ho più nessuna intenzione di uscire».

Del virus dice che è una maledizione divina.

«Credo che il Covid sia una lezione divina. Come è vero che non abbiamo imparato niente. Dopo la prima chiusura immaginavo ci saremmo salutati e aiutati, invece siamo diventati frenetici e più nervosi. Tutti fanno le stesse cose nello stesso modo. La gente è nervosa e ha anche ragione: lavoro perso, figli a casa che non sai dove metterli, cinque persone in 40 metri, con il timore che la nonna si ammali…».

Parla della sua esperienza a Tiki Taka, del calcio.

«Il calcio dovrebbe essere evasione e divertimento, ma oggi è tutto meno bello: gli stadi sono vuoti, i calciatori si ammalano, le società perdono milioni di euro. È l’oppio dei popoli, ma immagini i gladiatori dell’antica Roma in uno stadio vuoto, ecco. Partite e programmi sul calcio fanno meno ascolti perché è diventato meno eroico, il pubblico è più distaccato».

Racconta che è solo al 60% della trasformazione che ha in mente per il programma.

«Immagino la trasmissione più come un magazine internazionale, con reportage, inchieste, collegamenti, non per forza legati alla partita del sabato e della domenica – che certo seguiamo – ma anche ad altri temi: il virus, l’economia dei club, ad esempio. Ogni piccola rivoluzione – perdoni il termine, so che è esagerato – richiede tempo e sperimentazione. Nove puntate sono poche per un bilancio. E poi il calcio mi sta insegnando tante cose».

Spiega quali:

«Il calcio è una trasfigurazione della realtà: c’è il vincente e il perdente, ci sono i poveri e i ricchi, i truffatori e i raccomandati. C’è dentro tutto il meglio e tutto il peggio di quel che la realtà ogni giorno ci consegna. Mi sento abbastanza intelligente a parlare di calcio, perché ogni argomento ha due chiavi di lettura. Una sportiva, l’altra legata all’etica di comportamento, che ricade anche sugli atteggiamenti di chi il calcio lo guarda e non lo gioca».

 

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