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Dai napoletani alle scatole “cinesi”: chi c’è davvero dietro l’acquisto del Milan?

Il passaggio da Berlusconi a Li è oggetto di un’inchiesta giudiziaria. Dopo Report il Fatto scrive che solo ora sono arrivati ai pm le carte da Macao, Cina e Hong Kong. La domanda resta: “Chi ce li ha messi i soldi davvero?”

Dai napoletani alle scatole “cinesi”: chi c’è davvero dietro l’acquisto del Milan?

“Il Milan risulta controllato da una lussemburghese controllata da un’altra lussemburghese controllata da una società di Hong Kong controllata da una holding delle Isole Vergini britanniche”. Il Fatto torna sul garbuglio finanziario che si intreccia alle fondamenta del Milan. L’inchiesta di Report che riconduce la proprietà – sulla carta – del club rossonero a due semi-sconosciuti finanzieri napoletani, ha riaperto il vaso di Pandora sul passaggio del Milan da Berlusconi al Fondo Elliott.

Il Fatto scrive che “dalla Cina, da Macao, da Hong Kong sono arrivati a Milano i documenti chiesti per rogatoria internazionale dalla Procura nell’ambito dell’indagine sulla contorta operazione finanziaria della cessione del Milan di Silvio Berlusconi all’imprenditore cinese Yonghong Li”.

Li è per ora l’unico iscritto nel registro degli indagati, per false comunicazioni sociali: quelle diffuse dalla società A.C. Milan Spa nei mesi in cui era controllata dal misterioso imprenditore cinese.

“È dal 2018 che il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e il sostituto Paolo Storari cercano di capire che cosa sia successo, dopo che sulle loro scrivanie erano arrivate le “sos”, ovvero le “segnalazioni di operazioni sospette” su “un’operazione da 740 milioni di euro”.

La grande domanda è: “Chi ce li ha messi, quei soldi?”

“Il fondo di Paul Elliott Singer è considerato la più grande centrale d’investimenti finanziari al mondo, dietro cui si muove una moltitudine di investitori anonimi”. Cerchione e D’avanzo – i due napoletani – “risultano essere consiglieri del consiglio d’amministrazione della A.C. Milan Spa, di cui è presidente Paolo Scaroni, in passato amministratore delegato di Eni e oggi vicepresidente di Rothschild, la banca d’affari che aveva garantito “la completa affidabilità finanziaria” di Li. Previsione sbagliata”.

“Siamo andati presso la sede della sua società – ha raccontato a Report Sui-lee Wee, corrispondente a Pechino del New York Times – Quello che abbiamo trovato è un ufficio abbandonato con un avviso di sfratto appiccicato all’ingresso e addirittura i vermi nei cestini dell’immondizia. Mi chiedo chi abbia fatto la due diligence sulle società di Li, ammesso che ce ne sia stata una”.

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