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Elmas, l’alternativa eretica di Insigne: con lui il Napoli funziona persino meglio

Gli tocca il gramo ruolo di riserva del capitano nel Napoli più “Insignecentrico” della storia. Col Genoa ha dimostrato di poter garantire un’alternativa tattica più solida

Elmas, l’alternativa eretica di Insigne: con lui il Napoli funziona persino meglio

Un giorno, quando si sarà preso un posto da titolare per non lasciarlo più, lo intervisteranno per chiedergli com’era fare la riserva di Insigne nel Napoli più Insignecentrico della storia. Se si sentiva solo, svilito, o magari eccitato dalla sfida: proporsi come alternativa all’unico insostituibile di Gattuso. Gli chiederanno di quella sera contro il Genoa, 27 settembre 2020, minuto 22, quando Insigne uscì dal campo con una borsa del ghiaccio incollata ai muscoli stirati, e lui finì col mostrare ai napoletani che c’è vita tattica oltre il capitano. A qualche giorno dal primo Juve-Napoli stagionale.

Lo prefiguriamo distopicamente ora, per appuntarcelo a futura memoria: il 6-0 al Genoa potrebbe essere la prima significativa sliding door di Elmas il miglior acquisto sottovalutato del Napoli.

La curva tattica di una partita che finirà derubricata – anche giustamente – come “troppo facile” per significare alcunché, ha preso una torsione interessante proprio quando è entrato il macedone. Il passaggio ufficiale al 4-4-2, con l’arretramento della mattonella di Insigne e degli equilibri a sinistra.

Il Corriere dello Sport l’anno scorso raccontò di come il passaparola portò il video del “diamante” a Giuntoli e poi di sponda ad Ancelotti:

“«Guarda qui…Carlo, che te ne pare?». Quando Giuntoli si presentò nello stanzino di Ancelotti, per mostrargli quel gioiello che gli era stato segnalato da un amico, fu sufficiente un giro rapido di lancette, una veronica, una ruleta e il progetto cambiò indirizzo: da Barella ad Almendra e da Almendra ad Elmas è stato un attimo, un pomeriggio per tracciare un piano, cominciare a muovere gli osservatori e fare un’inversione a U per spingersi in Turchia senza che nessuno se ne accorgesse. «Ma che giocatore è..?».

“Che giocatore è?” è una domanda che ora ha risposta degna, l’equivoco tattico che il calciomercato alimentò presentandolo come vice-Allan ormai è stato superato dagli eventi. La rissa sui moduli è un esercizio di stile, dicono quelli che ne sanno davvero. Ma, numeri e schemini a parte, la sensazione immediata è quella della quadratura del Napoli e del cerchio. Il perno è questo giocatore ancora poco considerato, snobbato persino dalle polemiche. Se non immotivatamente esposto al pubblico ludibrio dalla società quando nel terrificante novembre dello scorso anno gli fu imputato di aver rotto il silenzio stampa mentre era in nazionale, per aver detto che lui in Italia è felice, e che mette il Napoli al primo posto.

La società fu anche criticata per l’uscita un po’ scomposta. “Ma lui è un tipo tosto e con una personalità ben chiara”, disse il ct macedone. Non fece una piega, coi suoi 20 anni (ne ha fatti 21 da pochissimo).

Poi però pianse. Dopo il primo gol con la maglia azzurra, contro la Sampdoria, al termine di quello che a Napoli consideravamo un inverno orribile non sapendo che di lì a poco sarebbe arrivata una pandemia a fermare il mondo.

Quelle lacrime resero Elmas finalmente presentabile come giocatore di Gattuso. Aderente alla narrazione della nuova vita sacrificale del suo Napoli. Prima apparteneva ad Ancelotti, a quel mondo tattico liquido in cui la gente faticava a raccapezzarsi, alle sue rotazioni, alla poca specializzazione. Poco carnale.

Ora è l’altra faccia di Insigne. S’è silenziosamente ritagliato un ruolo da jolly specializzato. Può giocare quasi ovunque, ha corsa, grinta, fame, dribbling, cazzimma, senso del gol. Nella travagliata stagione finita ad agosto ha raggranellato 1.128 minuti in campo.

Già al Fenerbahce lo usavano come tuttofare: esterno d’attacco, mezzala nel centrocampo a tre, mediano con la linea a due, trequartista centrale. Ha il difetto di tenere troppo palla all’innesco, perdendo il tempo della prima giocata, ma l’esplosività e un’innata propensione a correre in verticale lo rendono affilato e pericoloso. A volte arruffone.

Da esterno a sinistra nel 4-4-2 ha già giocato nel Fenerbahce: può difendere meno di Fabian o Zielinski ma più di Insigne. E soprattutto può muoversi più spensierato traducendo irruenza e qualche difetto nelle letture in verticalità, e qualità tecnica in conduzione. Tante belle parole per dire che Elmas funziona. E funziona benissimo, persino quando gli tocca simulare la presenza di Insigne: parte da sinistra, si accentra, e sfrutta la terra di mezzo al limite dell’area. Gli bastano un paio di tocchi, sente la porta.

Con questo assetto a geometria variabile, paradossalmente Elmas è una scelta più solida dello stesso Insigne. E’ come se si fosse smarcato dal ruolo di “sicura plusvalenza” per puntare dritto all’eresia: sempre più sfruttabile al posto del totem. Una certezza poco percepita.

Domenica prossima c’è Juve-Napoli, come sliding door suona molto meglio di un Napoli-Genoa qualunque.

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