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Tifosi in fuga dal “calcio igienico”: il virus sta distruggendo il valore sociale del pallone

In Germania il disastro economico è appena cominciato. Il futuro sarà a porte socchiuse. Il calcio sempre più di élite e meno fenomeno collettivo. Che sfizio c’è?

Tifosi in fuga dal “calcio igienico”: il virus sta distruggendo il valore sociale del pallone

Bundesliga, ovvero l’avamposto del calcio nella pandemia: il primo campionato a riaprire e il primo a chiudere. E ora il primo a porsi la questione piuttosto imbarazzante: che si fa col pubblico? È un problema finanziario, ma anche sociale. E in Germania il dibattito segue entrambi i versanti con una certa preoccupazione.

La Lega tedesca (la DFL) discuterà in un’assemblea generale straordinaria se e come immaginare il ritorno degli spettatori allo stadio, cosa è concepibile e fattibile, cosa le autorità e i politici possono offrire come soluzioni. Un panorama decisionale che coinvolge politici locali, amministrazioni statali e governo federale. “È chiaro – dice alla Faz Hans-Joachim Watzke, amministratore delegato del Borussia Dortmund – che il crescente numero di infezioni nel nostro paese e nei paesi vicini sta creando nuove incertezze. Non è una buona cosa”.

Dal punto di vista economico è un disastro. Il deficit di entrate della scorsa stagione con le ultime 9 giornate giocate a porte chiuse “è ancora niente rispetto a ciò che i club probabilmente perderanno ora”, scrive la Faz. Il Dortmund, ad esempio, i cui azionisti erano abituati a dividendi modesti ma regolari, ha chiuso la stagione con una perdita di 45 milioni di euro.

Il primo ministro bavarese Markus Söder, che ha l’ultima parola in termini di calcio e coronavirus, ha annunciato nel fine settimana che potrebbe giocarsi a porte chiuse anche all’inizio della nuova stagione. Bisogna valutare lo sviluppo epidemico. Nel peggiore degli scenari si prevede un’intera stagione a porte chiuse. Nell’ipotesi migliore, la riapertura degli spalti ma solo per poche migliaia di tifosi. Nello stadio di Dortmund, il più grande della Germania con una capacità di oltre 81mila spettatori, potrebbero rientrare solo in 12mila. In altri stadi, la capacità dipende da molte condizioni locali: quanto spazio c’è tra i posti? Quanto è performante il sistema di trasporto locale? Cose così.

Ma c’è, dicevamo, anche l’aspetto sociale: il calcio si avvia a diventare uno spettacolo per poche elite, cambiando anche il modello di fruizione. Le tifoserie organizzate, scrive la Sueddeutsche Zeitung, vanno ormai verso il “o tutti o nessuno”. La fanzine di Dortmund “schwatzgelb.de” dipinge un quadro futuro desolante, fatto di “biglietti personalizzati e sensori 3D per monitorare la distanza sugli spalti”: “il sogno di ogni capo delle operazioni della polizia locali”. L’associazione dei tifosi dello Schalke teme “forse anche un uso regolamentato della toilette”, la “Curva rossa” di Hannover avverte il rischio di “meno affari per il club se lo stadio sarà parzialmente riempito”, il che è un’ovvietà. Ma in generale i tifosi organizzati annunciano la loro assenza di massa fino a quando gli stadi non saranno nuovamente usufruibili da tutti.

Semplicemente perché a queste condizioni non è più divertente. L’intensa sensazione di far parte di un gruppo, di arrabbiarsi o esplodere di gioia in curva è così basilare che preferiscono rinunciare piuttosto che sottoporsi ad uno spettacolo così irregimentato e “igienico”. Viaggiare in treno e autobus insieme, le chiacchiere davanti al chiosco delle salsicce, gli alcolici… nulla di tutto questo sarà possibile nei prossimi mesi. Che sfizio c’è?

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