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La versione erotica del ritorno di Sarri. Napoli città cuckold

Maurizio voleva sentirsi Bukowski, libero dalla monotonia. La Juve è stata il bull. Napoli ha continuato a guardarlo. E ora che Maurizio è di nuovo single, è impossibile resistergli…

La versione erotica del ritorno di Sarri. Napoli città cuckold

Maurizio non ha mai avuto bisogno di nulla. Una tuta in acetato, la barba sfatta, gli occhiali che scivolano sul viso imperlato dal caldo estivo. E quel mozzicone inumidito portato a mezzo labbro, a tenere in sospeso il desiderio. Ha sempre conservato il suo fascino primordiale. Però è la prima volta che si fanno vedere in società, come una coppia. Per cui stringe il nodo alla cravatta – instabile come il primo windsor alla laurea o al matrimonio del tuo migliore amico – indossa la camicia bianca inamidata di fresco e la giacca nera. Il dress code è tassativo: i colori li sceglie sempre lei, la Juve.

A 61 anni Maurizio emana la sensualità di una lunga vita strappata alla noia dei conti correnti, della polvere dei campi di provincia, dello strazio delle incertezze. E poi ha sempre quella scintilla nello sguardo sghembo: l’ebbrezza della prima esperienza in Inghilterra, della libertà, della sperimentazione. Maurizio è a tratti il suo amato Bukoswski, non arrossisce mai:

“Amo i solitari, i diversi, quelli che non incontri mai. Quelli persi, andati, spiritati, fottuti. Quelli con l’anima in fiamme”.

Maurizio ha la sicurezza emotiva e il petto villoso di un allenatore che ha trovato il vero piacere solo dopo aver tradito. Quella Europa League alzata in faccia ad una Napoli estenuata come un insulto evidente. Alla fine di un addio talmente sceneggiato da funzionare al contrario: guardami! Guarda quanto posso essere bello anche lontano da te. Mille miglia distante da quel vulcano erotico che era stata la sua Napoli, sembra ancora parlare a lei, e a lei soltanto.

Maurizio non l’aveva mai tradita davvero. Non ancora. Se n’era andato sbattendo una porta: voleva più attenzioni, emozioni. Voleva l’avventura esotica, e non più quella routine sul divano, a dirsi stancamente quanto erano belli, lui e il suo Napoli, a contare le percentuali del possesso palla, i record di punti in classifica. Lui voleva essere preso per davvero. Da uno che gli urlasse “Sarriball!”. “Il possesso palla è per gli sfigati”, gridò una notte che non dimenticheranno più. Voleva vincere. Voleva il Chelsea, la Premier, i miliardi di Abramovich.

Ma Napoli lo bramava ancora, senza dirselo. Lo amava ma si sentiva sporca, abbandonata. Carlo era un gentiluomo, certo. Era premuroso, col suo sopracciglio verticale aveva conquistato le donne più belle del mondo, ma non era Maurizio. Sapeva come farla felice, però felice non lo era mai: non basterebbero dieci notti a Salisburgo per avvicinarsi alla frenesia di quegli schemi tantrici, i sapienti affondi di Callejon sulla destra, gli stimoli della catena di sinistra. E la sera del 2-0 al Liverpool di Klopp, una parte di Napoli aveva goduto pensando all’altro, al piacere perverso della prima mezzora contro il City di Guardiola.

A volte, dopo una vittoria romantica in Europa, dopo aver stappato la bottiglia giusta, segnato i gol giusti, Carlo chiedeva a Napoli “che c’è… che c’è che non va? A me puoi dirlo, io ci sarò sempre”. “Shhht, non dire così, non sei tu, Carlo. Sono io”.

Guardare Maurizio alzare la coppa al cielo aveva innescato un friccicore sopito, il vulcano sobolliva ancora. Perciò dopo uno scialbo pareggio qualunque era finita a chiamarlo. Aveva composto il numero, coi brividi che dalla schiena s’irradiavano alle dita, il traffico tentacolare intasato a Mergellina. “Hello?”, ma poi aveva riattaccato. Napoli, alla fine, riattacca sempre.

Prima di quel giorno maledetto, in cui Maurizio si avvia nudo, senza tuta, sbarbato, in conferenza stampa e spiattella al mondo che è lei, la Juve, “il coronamento” della sua carriera.

Napoli arde e freme, e s’incazza, e urla, e taglia la testa di Maurizio dalle figurine Panini, e piange, e rompe il servizio buono, e si chiude in ritiro con Carlo, poi torna a casa e lascia Carlo da solo. Si ammutina. E quando è sola, Napoli si rivede le partite della Juve registrate su Sky. Scoprendosi nel buio della notte ad eccitarsi davanti ai replay, agli arbitri che le regalano i rigori. Ad odiarlo ma in fondo no. A godere di sponda.

Perché Maurizio le tende sempre una mano. La guarda negli occhi mentre Ronaldo indurisce gli addominali. Mentre assapora il primo posto è irresistibile, magnetico. Ed è disarmante. Napoli è bloccata. Carlo è andato via in silenzio, ha capito, come fanno le persone di classe. E Gennaro… beh, Gennaro non è Carlo. Gennaro è rabbioso, ha voglia, si dedica, Gennaro ci prova. Ma non è Maurizio. Anzi peggio: fa di tutto per ricordaglielo. E’ doloroso.

La Juve è un toro, anche se non si può dire. Maurizio è sopraffatto. E’ abbarbicato al vizio: vince e anche se non è a lui che la Juve dà il merito, non riesce più a farne a meno. E’ una perversione. La sua e quella di Napoli che pubblicamente lo schifa, frequenta un altro giro, non perde occasione per sparlarne. Ma poi resta inchiodata lì, accesa dalla passione e dal senso di colpa. Napoli non lo ammetterà mai, ma essere cuckold le piace, è bello.

Una sera d’agosto si incontrano, per caso. Quella sera Maurizio è sfatto. Ha la cravatta slacciata, la giacca in spalla, la tuta che spunta sotto la camicia, il santino di Paratici stropicciato nella mano. E’ ancora Bukowski, ma quello ubriaco e molesto. Farfuglia qualcosa.

Non c’è donna più bella di quella che passa sotto la tua finestra e un attimo dopo non c’è più.

La Juve è altrove. Gli ha lasciato un biglietto sul comodino: “Grazie Mister”. Ha trovato uno più giovane, con la barba hipster e una incontenibile verve comica. Non lo vuole più. Maurizio si scopre vecchio, scorbutico, irascibile. Pep lo ha bloccato su Whatsapp.

Napoli lo sente, lo avverte. Quanto tempo è passato dai primi pensieri “strani”, dai timidi insulti, dove è finita quella complicità. Napoli scarta, distoglie lo sguardo e l’istinto. Ha un appuntamento con un’altra: Barca. Non ci riesce, non può. La spagnola è arrendevole, concupita. Ma Napoli si scusa, paga il conto, se ne va.

Maurizio è lì fuori, da solo. A Torino piove, anche se fa caldo. Maurizio è di nuovo single. Maurizio…

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