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Se non è ad alta intensità, il Napoli finisce in balia dell’avversario

Il Napoli non è pronto per fare la grande squadra. Col Bologna ha rinunciato a spingere nella ripresa, provando soltanto a contenere e ha rischiato di perdere

Se non è ad alta intensità, il Napoli finisce in balia dell’avversario

L’intensità è alla base del gioco portato da Gennaro Gattuso. Il Napoli deve averla sempre alta, per compattarsi e poi allungarsi dopo aver riconquistato il pallone. Quando è mancata, si è avuta l’impressione della netta superiorità dell’avversario, che paradossalmente non si è verificata in una sconfitta come a Bergamo con l’Atalanta, ma nel pareggio di Coppa Italia con l’Inter dove i nerazzurri arrivarono in porta con una facilità eccessiva.

Col tempo e con una condizione fisica più affidabile, la squadra ha trovato le sue consapevolezze. Studia il momento migliore per capire in che punto del campo far partire un pressing coordinato per trasformare la fase di gioco. Un modo di stare in campo che tiene sotto pressione gli avversari ma soprattutto sé stessi, che è la cosa più importante.

Insigne ne aveva parlato qualche giorno fa, in un’intervista concessa al Corriere della Sera. Aveva evidenziato come il Napoli avesse bisogno di sentire il fiato sul collo. Un aspetto che non si riflette soltanto nella gestione quotidiana della squadra ma anche nei novanta minuti di partita.

Tutto questo però non si è verificato a Bologna dove l’allenatore ha provato a riscrivere i limiti caratteriali e di tenuta. Comprensibile, vista l’ottima continuità mostrata dalla ripresa del campionato. Una scelta evidente fin dalla selezione degli undici titolari, dove mancavano contemporaneamente Callejon, Mertens e Insigne: un evento più unico che raro. Gattuso ha schierato Politano e Lozano sugli esterni, con Milik al centro. Il polacco è apparso impreciso, non troppo coinvolto, a differenza dei compagni di reparto che hanno giocato una delle loro migliori partite.

I recuperi difensivi sono stati svolti con tempi e modi giusti ma era naturale che, non avendo nelle corde questo tipo di gioco, le energie si sarebbero presto esaurite. Tutto faceva parte del piano partita, perché nel giro di poco l’allenatore avrebbe messo dentro la qualità in rapida successione: dentro il solito tridente e Fabian Ruiz.

Ma ha avuto l’effetto contrario. Il Napoli ha rinunciato ad attaccare forte del risultato favorevole, aspettando magari la ripartenza giusta per infilare il Bologna. Un atteggiamento così remissivo e gli ottimi movimenti di Soriano tra le linee hanno disinnescato la trincea di Gattuso. Il finale è stato allo sbando, gli emiliani hanno avuto almeno altre tre occasioni nitide nel giro di pochi minuti, colpendo anche un palo.

Dal Dall’Ara si rientra dunque con nuove certezze. Su tutte, che il Napoli non è pronto per fare la grande squadra. Non è pronto per palleggiare in modo sterile o puntare sulla forza della propria difesa per respingere le offensive, come spesso è riuscito alla Juventus. Deve andare sempre al massimo, occupare quando possibile la metà campo avversaria, anche prendendo qualche rischio. Contro Spal, Roma e Milan, in cui gli azzurri sono andati in vantaggio, hanno preso gol e poi hanno segnato ancora, non hanno mai cambiato il piano di gioco.

Fonseca dice che la miglior difesa è il possesso palla, ma anche il palleggio deve essere rivolto alla finalizzazione offensiva e non alla sterile gestione. Dopotutto, è meglio difendere due gol di vantaggio, che soltanto uno. E non c’è modo migliore di farlo se non mantenere alte pressione e intensità.

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