Intervista doppia su El Pais. Tecnico e perno della Spagna campione del mondo nel 2010 smontano il “finto tiki taka”: “si vince con l’equilibrio, occupando gli spazi, difendendosi bene”
Il Napoli è tornato in campo con l’allegato dibattito “catenaccio buono o cattivo”. Persino nel suo svolgimento comunicativo: catenaccio è brutto, non si può dire. Si dice “densità”. La tattica. Se ne sentiva un po’ la mancanza. E oggi El Pais pubblica una lunghissima intervista doppia a Vicente del Bosque e Andrés Iniesta, A 10 anni dal Mondiale vinto dalla Spagna in Sudafrica. Parlano di tutto. Ma la parte di tattica è una lezione, riassunta così: il possesso palla fine a se stesso non fa vincere le partite. Smontando definitivamente la teoria di brutte copie del tiki taka.
Del Bosque ricorda di quando restava incantato, prima dell’inizio di un allenamento ad ammirare Iniesta e Xavi che si riscaldavano semplicemente passandosi il pallone. “Non era un rondò, colpivano forte. Mi piaceva sedermi e guardarli. Curiosamente, quelli che poi giocavano meglio la palla erano quelli che facevano la stessa cosa ogni giorno in allenamento solo per il piacere di colpire la palla. C’erano altri che forse ne avevano più bisogno, ma non ci si mettevano. Quel suono ritmato… pa, pa, pa, pa… Sono innamorato della tecnica come spettatore, indipendentemente da come cerco il funzionamento collettivo, da allenatore”.
Per De Bosque “è importante che l’allenatore metta i giocatori nelle loro posizioni naturali. Quella Spagna aveva le tre “p”: pressione, possesso, profondità. Quando non hai la palla devi premere. Quando ce l’hai, fai possesso. Ma senza profondità, non vali nulla. Puoi ragionare se fai pressione più in alto o più in basso, se hai più o meno possesso, ma senza profondità finisce male”.
Iniesta conferma, e sentenzia: “Alla fine l’importante sono gli spazi. Si tratta di occupare gli spazi. Abbiamo giocato molte volte senza un centravanti e abbiamo sempre avuto profondità. La chiave è quella. Alla fine è possesso, ma ciò che conta è l’utilità che dai al possesso, e il modo in cui attacchi. Fare mille passaggi, lo sanno tutti che non serve a vincere”.
Del Bosque ribadisce: “Si vince con l’equilibrio, con il modo di difendersi. Ai Mondiali del 2010 ci sentivamo una squadra insormontabile a livello di posizione, a livello difensivo. È l’equilibrio dei giocatori, il calcio è proprio bello per questo. Puoi vincere anche senza fare il 70% di possesso palla. Ognuno usa le sue armi, l’importante è che ognuno si identifichi e faccia davvero ciò che sente”.