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La desolazione di Capodichino durante il coronavirus, un volo e solo due passeggeri

Il viaggio del Mattino all’interno dell’aeroporto di Napoli illustra come attualmente sia deserto dunque, anche tutte le attività commerciali sono chiuse

La desolazione di Capodichino durante il coronavirus, un volo e solo due passeggeri

È triste e desolante il viaggio raccontato dal Mattino all’interno dell’aeroporto di Capodichino dopo l’emergenza coronavirus. Porte principali bloccate, c’è solo una porticina secondaria sulla destra da cui entrare, lato partenze. Un solo volo attivo ogni giorno da e per Roma e sporadici low cost per riportare in patria turisti rimasti bloccati per il lockdown.

“Il 19 agosto dell’anno scorso a Capodichino transitarono 42.813 passeggeri, record assoluto per lo scalo napoletano. Nel 2019 l’aeroporto gestito dalla Gesac ha superato i dieci milioni di passeggeri, 10.860.068 per la precisione: in media ogni singolo giorno dell’anno passato, nelle sale di Capodichino sono passate 29mila persone. Ieri, durante la nostra passeggiata, ne abbiamo incontrate soltanto due, un uomo e una donna che non si conoscevano nemmeno prima di finire al centro di questa singolare avventura nella desolazione dell’aeroporto abbandonato: si sono seduti il più vicino possibile. Erano in poderoso in anticipo sul volo per Roma che entrambi avrebbero dovuto prendere dopo tre ore, questione di accompagnatori che non avevano altre possibilità. Non vi aspettiate che quel numero sia cresciuto a dismisura: abitualmente i passeggeri si contano sulle dita di due mani.

Attualmente Capodichino è uno scalo deserto dunque, dove anche tutte le attività commerciali sono chiuse, ma le cose cambieranno, ha fiducia il manager di Gesac Antonio Guglielmucci, a giugno dovrebbe cominciare a muoversi qualcosa. Del resto tutto dipende solo dalle compagnie aeree e dalla richiesta delle persone. Di sicuro per tornare alla vita dell’aeroporto come era prima dell’emergenza coronavirus ci vorranno circa due anni

 

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