Interessante servizio della Süddeutsche Zeitung. Il protocollo non prevede tamponi per i lavoratori della tv. Che però non lavorano da due mesi e quindi accettano di tutto
“Ma chi l’ha detto che in terza classe
Che in terza classe si viaggia male
Questa cuccetta sembra un letto a due piazze
Ci si sta meglio che in ospedale»
Il calcio riparte per non perdere i soldi dei diritti tv. Altrimenti un bel po’ di club fallirebbero. Eppure proprio coloro i quali dovranno garantire le riprese televisive, saranno i meno tutelati. Lo scrive la Süddeutsche Zeitung.
Il protocollo della Lega tedesca, la Dfl, non prevede tamponi per il personale televisivo. Né per i dipendenti della Sportcast che è di proprietà della Lega. Figuriamoci per il personale o i free-lance di altre società televisive. Che si arrangino. La terza classe del calcio deve lavorare in condizioni avverse. Gomito e gomito nei furgoni Ob (Outside Broadcasting).
Qualche esponente politico – scrive la Süddeutsche – ha rilasciato dichiarazioni d’ordinanza. «Non ci può essere una società a due livelli in materia di salute», ha detto il ministro della Salute della Baviera Melanie Huml. «È richiesto uguale trattamento medico a tutti quelli che sono coinvolti professionalmente nella ripresa della della Bundesliga».
Mentre tutti i dibattiti riguardavano principalmente la disponibilità di tamponi per calciatori, e allenatori, il personale televisivo è stato escluso. “Non sono mai stati previsti dal protocollo”, ha dichiarato il Ministero Federale del Lavoro. La responsabilità è delle aziende. Ossia della controllata della Dfl ossia la Sportcast “il cui consiglio di sorveglianza è guidato dallo Schalke 04 CFO Peter Peters”.
La Süddeutsche Zeitung scrive che le aziende lavorano principalmente con liberi professionisti, free-lance, non dipendenti. E molti di loro sono sotto pressione finanziaria dopo due mesi senza lavoro a causa della pandemia.
Il giornale tedesco ricorda che nel documento di 51 pagine, otto sono dedicate alla produzione televisiva. Con molti dettagli e una frase significativa: “Il principio di cautela stabilisce che tutti dovrebbero prendersi cura di se stessi per proteggersi”. Esistono istruzioni e linee guida (materiale protettivo, igiene, regole della distanza, percorsi pedonali, ecc.) Oltre a un requisito che dovrebbe condurre alla massima sicurezza possibile; “Tutti i soggetti coinvolti nella produzione” hanno dovuto compilare un questionario su eventuali sintomi di Covid 19. Febbre? Tosse, mal di gola o dolori muscolari negli ultimi 14 giorni? Qualche altro indizio? Già testato?
Ma – prosegue l’articolo – chi risponde onestamente a tali domande se ha bisogno di soldi? Non si desidera altro che accelerare la produzione.
Il protocollo della Lega ha un altro importante punto debole: il furgone OB (outside broadcasting, il furgone della produzione).
La Süddeutsche Zeitung scrive che dovrebbero esserci meno personale rispetto al solito. “Dovrebbero anche sedersi a distanze maggiori, separate da pannelli in plexiglass”. Ma “alcuni furgoni OB sono così stretti che tre persone dovrebbero alzarsi se uno volesse usare il bagno. In passato è capitato spesso che bastava una gastroenterite di un figlio dei lavoratori per trasmetterla al resto della truppa.
Per la Lega Calcio, invece, gli spazi sono sufficienti.
Il personale sarà ridotto ovunque. Anche il tempo trascorso nel furgone OB sarebbe ridotto. Inoltre, vi è “regolare ventilazione e manutenzione dei sistemi di condizionamento dell’aria, compresa la sostituzione dei filtri e la disinfezione intensiva della pulizia delle apparecchiature tecniche di trasmissione con un disinfettante idoneo per la superficie”. Il concetto offre “la massima sicurezza possibile in questa situazione, in particolare per la produzione televisiva, in particolare rispetto ad altre aree professionali”.
Alcune misure, per i due giornalisti tedeschi, suonano bizzarre. Dovranno essere evitate le conversazioni private e quelle “non necessarie”.
Idealmente i furgoncini delle produzioni dovrebbero lavorare a porte aperte. Ma in caso di eccessiva luce non sarebbe possibile vedere nulla sui monitor.
Scrive la Süddeutsche Zeitung: “bisogna scegliere se morire di fame o contaminare”.