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Il mental coach: «I calciatori sono come i bambini. Quando inizia la partita, non si pensa al pubblico»

Libero intervista Stefano Tirelli: «L’attivazione neuro-motoria riaccende l’istinto dei calciatori, la loro voglia di competere»

Il mental coach: «I calciatori sono come i bambini. Quando inizia la partita, non si pensa al pubblico»

Libero intervista Stefano Tirelli, mental coach. Insegna Tecniche Complementari Sportive all’Università Cattolica di Milano. Ha lavorato con campioni del calibro di Terry, Beckham, Gerrard e Del Piero. E anche De Sciglio, Ranocchia e Santon. Secondo lui basterà il fischio di inizio delle partite a riportare i giocatori alla normalità.

«Ci sono delle perplessità sul senso della ripartenza, ma si adegueranno da professionisti. Mentalmente si sbloccheranno solo col ritorno alla competizione: andare in campo per il riscaldamento, respirare il profumo dell’erba, ripeterei rituali pre-partita attiverà un meccanismo di arousal, di attivazione neuro-motoria che riaccenderà l’istinto dei calciatori, la voglia di competere. Lo abbiamo visto in Germania: tornati in campo, è calcio vero».

Può aiutare la meditazione. Non è un caso che tra i migliori ci sia Haaland del Borussia Dortmund, che è abituato alla pratica.

«Lo stress viene registrato a livello muscolare. Più rimaniamo contratti, magari con le spalle più ravvicinate alla nuca ad accorciare i muscoli trapezi e il collo, tanto più consumiamo energie. In un atleta questo è doppiamente pericoloso in una fase di gare ravvicinate con più rischio di infortuni. A casa i calciatori hanno lavorato con bike ed esercizi funzionali, ma hanno perso propriocettività, il loro sistema miofasciale non è reattivo. Grazie agli esercizi mentali possono armonizzare i sistemi respiratorio, circolatorio, endocrino, nervoso e muscolare in appena 20 minuti».

La mancanza di pubblico non condizionerà eccessivamente i calciatori.

«Dico una cosa paradossale, ma frutto di vent’anni di esperienza: nel momento in cui la partita comincia, il condizionamento esterno è relativo. Gli spettatori sono decisivi solo in situazioni calde, quando sono sovreccitati:in un derby di Roma, per esempio, e non per un Roma-Inter. Non dico dicendo che i tifosi non contano, ma nelle partite normali l’arousal è più importante».

I calciatori sono un po’ come i bambini.

«Quando comincia la partita, la fiamma dell’entusiasmo prende il sopravvento. Non riesco a immaginare che la performance in campo sia alterata dalle tribune vuote».

Le squadre che ripartiranno più in fretta?

«La capacità di adattamento fa la differenza in positivo, ma c’è un elemento ancor più importante: il carisma dell’allenatore e dei leader, cioè i grandi giocatori che sono abituati a re-agire rispetto alle difficoltà. Più ce ne sono nello spogliatoio, più vedremo un atteggiamento funzionale rispetto a questa situazione».

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