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Renzo Ulivieri: «L’azienda-calcio riaprirà prima delle altre, resterà uno show-business»

Al Corriere Fiorentino: «Se ad emergenza finita le logiche saranno sempre e solo quelle del mercato, ci saranno le solite contrattazioni» 

Sul Corriere Fiorentino l’intervista a Renzo Ulivieri, presidente dell’Associazione nazionale allenatori.

«Il presente si chiama coronavirus, ed è spaventoso. Ma il futuro si chiama cambiamento. So che avrò delle difficoltà, perché i giovani fanno alla svelta ad adattarsi a un mondo che cambia, e il nostro, non si può negare, cambierà molto. Ma sono convinto che quella che abbiamo di fronte sia un’occasione per cambiare in meglio. Speriamo di coglierla».

L’emergenza sanitaria può essere l’opportunità per scoprire nuove consapevolezze. Lui lo spera.

«Che questo periodo di isolamento ci spinga a leggere, a capire, studiare. Spero in un vero cambiamento, sul piano politico e sociale. Ho sempre sognato un mondo migliore, ma che lo sia davvero per tutti, con più giustizia sociale e una maggiore cura del pianeta».

E’ certo che si tornerà alla normalità, ma gradualmente.

«Solo dopo che verrà trovato un vaccino. Fino a quel momento viviamo nella paura, se va bene. Perché per ora a casa siamo in salute ma non è ancora detto, non si sa, non siamo fuori pericolo».

Il mondo del calcio riprenderà, invece, da come lo abbiamo lasciato.

«Riprenderà sostanzialmente da dove lo abbiamo lasciato, anche se penso ci sarà bisogno di rivedere un po’ di cose, di aggiustare un po’ il tiro. Sono convinto che l’azienda-calcio sarà quella che riaprirà prima di tutte le altre perché credo si possa pensare di tornare a giocare in condizioni di massima sicurezza».

Non serve, adesso, interrogarsi sulla possibilità che il taglio degli stipendi farà riequilibrare il sistema verso il basso.

«Fare questo discorso è inutile se le logiche che ritroveremo a emergenza finita saranno sempre e solo quelle del mercato. C’è poco da fare. A me non garbano e si sa. Ma se si accettano, ci sarà la solita contrattazione per cui chi fa più gol guadagnerà di più e il calcio cambierà relativamente. Si evolverà come evolve la tecnica, la tattica. Ma questo mondo è e sarà sempre in fin dei conti produzione di spettacolo. È a quelle regole del gioco che si adatta».

L’Italia si rialzerà, ne è certo.

«Non è ottimismo. È matematica, è logica. Ci vorranno quattro forse cinque mesi ma si riparte. Probabilmente si andrà tutti più lentamente ma chi dice che sprofonderemo nel baratro lo fa per metterci paura. Magari si rialzerà con altre logiche, sperabilmente con una distribuzione diversa e migliore delle risorse. Non può essere che così».

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