ilNapolista

“La febbre del cemento”: la ferocia del capitalismo raccontata dal cinema tedesco

Su Netflix “La febbre del cemento”. La morale pubblica è assente, il solo rumore solido è lo sfrusciare del denaro accompagnato dallo status symbol di una casa in cemento

“La febbre del cemento”: la ferocia del capitalismo raccontata dal cinema tedesco

Tra le cinematografie emergenti merita un posto al sole anche quella tedesca. Lo conferma l’ultima produzione Netflix “La febbre del cemento (Betonrausch)”, ultima creatura del giovane regista alemanno quarantenne Cüneyt Kaya, di chiara origine turca. I nuovi cineasti hanno uno sguardo diverso per dettagliare le derive del sistema capitalistico ante-Covid2019.

Viktor Steiner (David Kross) è un ragazzo che viene dai laender più disagiati ed è figlio di una coppia di separati. Alla maggiore età cerca di farsi un suo percorso a Berlino ma non avendo un lavoro fisso – fa il manovale in nero – non riesce neanche ad affittarsi una stanza. Poi con uno stratagemma – falso contratto di lavoro – prende in locazione un attico e lo subaffitta a balordi bulgari. In questo modo guadagna i primi soldi illeciti e conosce Gerry Falkland (Frederick Lau) una persona che vive di espedienti. Insieme s’inventano un modo per acquisire alle aste giudiziarie degli immobili fatiscenti che poi rivendono ad acquirenti che ricevono dalle banche – con l’aiuto fraudolento della bancaria Nicole Kleber (Janina Uhse) – aperture di credito facilitate.

È l’uovo di Colombo: da allora nessuno ferma più questo trio che si arricchisce acquisendo aziende di agenti immobiliari ed inglobando sempre nuove proprietà immobiliari. La vita ora scorre sospesa tra cocaina, prostitute e regali facili di Viktor al padre e con un tentativo di riavvicinamento alla madre. Il Fisco ferma questa escalation e le cose precipitano, mentre Viktor rimasto solo è costretto a raccontare la sua vita di intrallazzi alla stampa televisiva. Corruzione, frode, evasione fiscale: il solito armamentario di reati figli del lassismo degli Stati e della compiacenza dei funzionari pubblici.

Il film è realistico nel raccontare questa ascesa dove la morale pubblica è assente, mentre il solo rumore solido è lo sfrusciare dato dalla lunga marcia del denaro e dallo status symbol di una casa in cemento. Il finale è forse la cosa più funzionale ad un sistema che solo una nuova consapevolezza naturale potrà fermare.

ilnapolista © riproduzione riservata