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Nella mini-stretta del governo prevalgono la prudenza di Conte e il Pd che teme per l’economia

Sul CorSera. Il ministro Speranza avrebbe voluto chiudere tutto come in Cina, ma il Premier vuole passaggi graduali per non esasperare gli italiani.

Nella mini-stretta del governo prevalgono la prudenza di Conte e il Pd che teme per l’economia

Da ieri – giorno in cui sono morte più di 600 persone per il coronavirus – sono in vigore altre limitazioni per tutta la Penisola per frenare l’epidemia di Covid-19. Vietati i weekend nelle seconde case e le corse e le passeggiate nel parco. Da oggi al 25 marzo. Due soli articoli, restrizioni minime rispetto alla tragedia che sta vivendo il nostro Paese. E infatti sono allo studio altre norme, scrive il Corriere della Sera, che saranno contenute in un altro decreto.

Una mini stretta che non soddisfa il ministro Speranza.

«E’ necessario fare ancora di più. Garantire un efficace distanziamento sociale è fondamentale per combattere la diffusione del virus. Il comportamento di ciascuno è essenziale per vincere la battaglia».

Fosse stato per lui, scrive il quotidiano, avrebbe chiuso tutto, su modello di quanto accaduto in Cina. Ma il governo ha scelto la linea della prudenza e gradualità per scongiurare le tensioni sociali e non esasperare i cittadini.

Il monito di Conte è il seguente:

«Attenzione: non possiamo rischiare di alterare ulteriormente la tenuta emotiva del Paese».

Nei prossimi giorni, entro il 25 marzo, arriverà qualche limitazione in più, una risposta alle richieste della Lombardia stremata dal virus.

Il Corriere scrive:

“Tra governo e governatori sono scattate le accuse incrociate, con i ministri che accusano i presidenti delle Regioni di cercare la copertura dell’esecutivo alle loro ordinanze. E viceversa. Ma il premier resta convinto che ‘più di così adesso non si può stringere’”.

Sulla chiusura dei supermercati la domenica, ad esempio, Conte teme che possa scatenare la coda negli altri giorni e dunque non risolvere nulla.

Italia Viva, scrive sempre il Corriere, “teme il contraccolpo sull’economia e frena”. Mentre Luigi Di Maio chiede la linea dura. Alla fine passa, però, la linea del Pd.

“’Il presidente della Lombardia deve smetterla di pressare il governo e assumersi le sue responsabilità”, è stato l’input del Nazareno. Il punto dolente, spiegano a Palazzo Chigi, è che la Lombardia fatica a raddoppiare i posti in terapia intensiva. Ragion per cui il ministro Francesco Boccia ha spronato Fontana e gli altri presidenti: “Invece di passare il tempo a progettare ordinanze, lavorate sulle terapie intensive”.

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