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«L’epidemia è un tir in corsa, frenarla non sarà facile. Il percorso è ancora lungo»

Su Repubblica il parere degli esperti sul picco dei contagi: «Il culmine dei casi è passato a Codogno e Bergamo, ma non è possibile parlare di picco unico in tutta Italia» 

«L’epidemia è un tir in corsa, frenarla non sarà facile. Il percorso è ancora lungo»

Su Repubblica il parere degli esperti sul picco dei contagi.

Per Alessandro Vespignani, esperto di modelli informatici per la diffusione di epidemie alla Northeastern University di Boston, siamo già sul picco, ma il percorso è ancora lungo.

«Sul picco già ci siamo. Ma ci resteremo un po’ prima di iniziare a scendere. Questa epidemia è un tir in corsa. Frenarla non sarà facile. Il virus ha toccato una piccola quota della popolazione. È come se più del 90% degli alberi non fosse ancora bruciato. Resta però pronto a farlo alla prima occasione, e di scintille in giro ce ne sono parecchie».

Per Gianni Rezza, responsabile del dipartimento malattie infettive dell’Iss, non si può parlare di picco unico in tutta Italia.

«Il culmine dei casi è passato a Codogno e Bergamo, dove è cessato l’aumento di accessi al pronto soccorso».

Ma, aggiunge, è come se avessimo messo un coperchio ad una pentola che bolle.

«Se avessimo lasciato correre il virus avremmo fatto bruciare tutta la foresta, poi l’epidemia avrebbe rallentato e si sarebbe spenta per mancanza di carburante. Ma sul campo avremmo lasciato un numero enorme di vittime. Il distanziamento sociale sta portando il fuoco sotto controllo, molte micce però sono ancora accese. Almeno fino a Pasqua resteranno le restrizioni forti».

In Liguria c’è un ritardo di una decina di giorni, per Giancarlo Icardi, professore di Igiene all’università di Genova. Mentre ci sono ancora regioni come Emilia e Toscana che hanno numeri importanti per i contagi tra famiglie e residenze per anziani.

Non si può immaginare che ci sia subito un calo ovunque, spiega Luca Richeldi, pneumologo del Policlinico Gemelli di Roma e membro del Comitato tecnico scientifico del governo.

«I dati lombardi ci danno speranza, ma quella del picco è un’immagine pericolosa. Dà l’idea che, una volta sorpassato, tutto torni normale. Invece abbiamo davanti a noi una fase lunga di controllo dei contagi. Il nostro stile di vita dovrà adattarsi a questa necessità ancora per diversi mesi. Siamo lontanissimi dall’aver sviluppato l’immunità di gregge. Questo virus sa replicarsi in modo rapidissimo. Basta una distrazione e anche da un numero piccolo può nascere un focolaio grande».

 

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