Tamponi a tappeto e gps per mappare gli spostamenti dei positivi. Gli esperti e gli scienziati del Cts in pressing su Roma. Il ministro Speranza è d’accordo
Su La Stampa un interessante articolo sulla svolta coreana alla quale starebbe pensando il governo italiano per frenare l’epidemia di Covid-19. Una mossa che prevederebbe più tamponi per trovare i positivi da isolare e un tracciamento degli spostamenti tramite il Gps dei cellulari. Un modello a cui anche Ricciardi, dell’Oms, si era detto favorevole, qualche giorno fa. Che però potrebbe trovare degli oppositori nell’autorità garante per la privacy e in alcuni partiti che temono l’impopolarità della misura e soprattutto il fatto che possa essere utilizzata per altri fini anche dopo la fine dell’emergenza sanitaria.
Di fatto, la Corea è riuscita a debellare il virus proprio in questo modo.
Uno degli esperti più ascoltati dal governo, Gianni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive, ha dichiarato:
«So che ci sono problemi di privacy, ma viviamo una emergenza eccezionale e del resto la Corea del Sud è un Paese democratico. Se lo hanno fatto loro non vedo perché non dovremmo farlo anche noi».
Ma anche altri scienziati ed esperti del Comitato tecnico scientifico che guida le azioni del governo vanno in pressing per una soluzione del genere, scrive il quotidiano.
“Una sponda l’hanno già trovata nel ministro della salute Roberto Speranza. Ora si tratterà di convincere i riottosi che temono l’impopolarità di una marcatura così stretta dei nostri spostamenti. Che ovviamente sarebbe limitata al tempo necessario per mettere le briglie all’epidemia”.
Chi è sicuramente favorevole alla svolta, almeno per quanto riguarda i tamponi, è il governatore del Veneto, Luca Zaia, che ha già adottato questa politica. Ma ci sono anche altri sostenitori del tampone a tappeto.
Il problema dell’Italia è che non si sa quanti contagiati asintomatici ci siano in giro.
“C’è chi dice 10 volte i contagi ufficiali. Chi addirittura un quarto della popolazione. Per arginare la diffusione del virus si pensa così di estendere prima di tutto i test a tutti gli operatori sanitari, che possono trasformarsi in micidiali diffusori dell’infezione. Poi fare tamponi a tappeto in prossimità di ogni caso accertato. Se c’è un positivo in un palazzo si fa il test a tutto il condominio, oltre che a tutti coloro che sono entrati in contatto con lui negli ultimi 14 giorni. Stesso discorso per uffici, fabbriche, supermarket e luoghi di aggregazione vari. Insomma, controlli, controlli e ancora controlli. Come l’emergenza impone”.