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La sfiancante quarantena col solito teatrino di casa nostra

Il razzismo si sposta dagli stadi alle trasmissioni televisive, qualche allenatore che non si rassegna, il desiderio di normalità e i camion dell’esercito con le bare

La sfiancante quarantena col solito teatrino di casa nostra

La quarantena è sfiancante come una maratona senza runner capaci e dunque affanniamo ad ogni curva come dei principianti con i fegati gonfi. Siamo italiani sempre, illusi dalla convinzione di essere di botto divenuti cittadini saggi ed eleganti ma nella realtà strafottenti anche nelle disgrazie, atavici ricercatori di colpevoli.

Tuttavia, se fino a poche settimane fa siamo stati educati ad una politica fatta di link-fake e tweet, non è che improvvisamente possiamo pretendere di accogliere, da bravi cittadini dei comunicati ufficiali rispettandoli alla lettera. La quarantena è mortificante, evidenzia maggiormente la discordante visione della realtà, principio fondamentale oserei dire repubblicano, tra Nord e Sud. E così un Nord laborioso per alcuni diviene motivo di contagio massimale che per caso, per puro caso non ha investito, stavolta Napoli e la sua gente del ruolo di untori. Cosi, con gli stadi chiusi, la litania razzista si scaglia scorrendo per altri canali.

C’è chi parla di confusione ebbene io rincaro la dose dicendo che è solo una confusione palesata, costretta a venire alla luce e che la clausura ora ci evidenzia, la tramuta in consapevolezza. Figli distratti che ritornano all’ovile mascherato da barocche manifestazioni di intenti. I balconi ad esempio, le bandiere, l’improvvisa necessità di fare e di essere comunità per anestetizzare e sopperire ad una vita stravolta in poco tempo che ci mostra umani a gesti, ma lo siamo davvero? Migliaia di morti meriterebbero minuti di silenzi ripetuti, Bergamo distrutta ci ricorda l’assurda richiesta di qualche allenatore di quelle zone di voler rigiocare ma a porte chiuse.

Non siamo ritornati umani, amici miei, siamo sempre i soliti, siamo impauriti e divisi, come sempre. Gestiti con un pugno di ferro che colpisce teste di gomma. De Luca diviene un mito, un esempio nazionale, un condottiero traversale, solo perché ha alzato la voce in una classe di scolari allo sbando. Servirà? La quarantena è sfiancante, lo sanno i runner violati, a loro dire, dalla libertà individuale, ci rende paraoici, egocentrici, misantropi e ansiosi, ma non ci ha privato del solito triste teatrino italico.

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