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“Io, medico, in attesa del risultato del tampone da 7 giorni, e intanto continuo a lavorare in corsia”

Sul CorMez la denuncia di una ventina di medici del Vecchio Pellegrini. Al San Paolo ci sarebbero solo due analisti di laboratorio e scarseggiano i reagenti

“Io, medico, in attesa del risultato del tampone da 7 giorni, e intanto continuo a lavorare in corsia”
Blood sample with respiratory coronavirus positive

Sul Corriere del Mezzogiorno il racconto di alcuni medici del Vecchio Pellegrini che, entrati in contatto con pazienti positivi Covid-19 ancora aspettano, dopo una settimana, l’esito del loro tampone. E, intanto, continuano a lavorare in corsia.

Per legge, fino a quando non viene accertata la loro positività devono continuare a lavorare, anche se sono certi di essere entrati in contatto con un contagiato.

Il quotidiano raccoglie la testimonianza di uno di loro.

“Sono entrato in contatto con un paziente venuto in Radiologia per degli esami. È arrivato sabato 14 marzo, abbiamo eseguito gli esami richiesti, con me c’erano altre persone che l’hanno manipolato: 4 medici e tre tecnici”.

Il paziente, terminati gli accertamenti, è tornato nel reparto di Medicina interna come un paziente qualsiasi, ma dopo qualche ora gli è stato fatto il tampone che ha accertato la sua positività al virus.

Il medico continua:

“Martedì ci sottopongono a tampone, ebbene da allora siamo in attesa di avere il responso. Se dovessi essere positivo, sarei un asintomatico e pur tuttavia continuo a lavorare, a venire in reparto. Tra l’altro, la sera torno a casa, esponendo eventualmente i miei familiari al rischio, benché mia moglie faccia lo stesso mio mestiere, è medico ma all’ospedale di Pozzuoli”.

E continua:

“I nostri tamponi sono stati inviati all’ospedale San Paolo, dove afferiscono quelli eseguiti al Vecchio Pellegrini. Da quello che risulta a noi, dalle voci che corrono, è che lì operano soltanto due analisti di laboratorio”.

Il medico spiega che c’è anche un altro problema: i tamponi ci sono ma pare che comincino a scarseggiare i reagenti. Almeno al San Paolo.

“Ma ci chiediamo, a questo punto, se il problema non sia più generale”

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