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Il Fatto: Pecoraro si è dimesso perché le inchieste nelle sue mani erano troppo scomode

Con l’indagine sull’elezione di Miccichè alla Lega e quella sull’audio rubato a De Siervo sugli ululati razzisti rischiava di scottarsi e così il procuratore ha preferito sfilarsi

Il Fatto: Pecoraro si è dimesso perché le inchieste nelle sue mani erano troppo scomode

Il Fatto Quotidiano scrive che le dimissioni di Giuseppe Pecoraro dalla carica di procuratore della Figc siano una scelta dettata dalle due “patate bollenti” che gli erano toccate. Troppo scomoda l’inchiesta sull’elezione di Miccichè alla Lega. E sopratutto quella sull’audio rubato a De Siervo in cui l’ad lanciava l’idea di censurare gli ululati razzisti negli stadi facendo spegnere i microfoni delle tv sotto le curve. Il Procuratore ha capito che rischiava di scottarsi e ha lasciato.

Nelle scorse settimane Pecoraro ha messo a disposizione della Procura della Repubblica l’audio sugli ululati e altri elementi in suo possesso. Lo ha fatto affinché la magistratura possa valutare due aspetti. Il primo relativo alle due tv, Sky e Dazn per verificare se l’idea di De Siervo

“ha trovato accoglienza nelle due TV che trasmettono le partite di Serie A e B”.

Il secondo invece riguarda quale sia stata la reazione dei Consiglieri di Lega,

“tutti presenti alla riunione, che hanno ascoltato dal vivo la proposta di De Siervo e non avrebbero battuto ciglio: il presidente Miccichè (dimessosi nei giorni successivi), Scaroni del Milan, Antonello dell’Inter, Campoccia dell’Udinese, Percassi dell’Atalanta, assistiti dal verbalizzante Ruggero Stincardini, storico avvocato della Lega, licenziato da De Siervo dopo la diffusione dell’audio incriminato e ora sul piede di guerra, tra richiesta di reintegro e richiesta di danni”.

Le dimissioni di Pecoraro sono definite dal quotidiano “improvvise ma pronosticate”. Accolte da “diplomatico sollievo” dal presidente della Figc Gravina

“che già nei mesi scorsi lo aveva invitato a lasciare il posto e alla scadenza di giugno non lo avrebbe riconfermato nel ruolo di Procuratore federale, frutto indigesto di una vecchia complicità del trio Malago-Lotito-Tavecchio”.

Bisogna solo capire che fine faranno le due inchieste.

Pecoraro ha presentato al Consiglio della Figc una relazione in cui denunciava le plurime illegittimità commesse in occasione dell’elezione di Miccichè. Pensava di aver così chiuso la partita,

“fino a quando qualcuno gli ha ricordato che secondo le norme il Procuratore federale ha il dovere di firmare un provvedimento a conclusione delle indagini: archiviazione o deferimento alla Giustizia sportiva. E ai suoi collaboratori più stretti aveva manifestato il disagio di passi clamorosi e dirompenti per tutto il sistema sportivo”.

Così, martedì scorso ha chiesto altro tempo, fino a metà febbraio, per decidere. Alla fine,

“al di là delle legittime ragioni personali – l’ex prefetto di Roma ed ex Vice capo della Polizia ha preferito sfilarsi e passare la palla”.

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