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Audio rubati, De Siervo querela: “Vogliono decapitare la Lega per i diritti tv”

L’ad della Serie A querela sia per l’audio sul razzismo sia per quello sull’elezione di Micciché: “Vogliono intimidirci prima del bando per i diritti tv”

Audio rubati, De Siervo querela: “Vogliono decapitare la Lega per i diritti tv”

“Stanno cercando di decapitare la lega in prossimità del bando sui diritti. Ma non ci facciamo intimidire”.

Stavolta l’audio “rubato” manda su tutte le furie l’amministratore delegato della Serie A Luigi De Siervo, che contrattacca minacciando querele. E non solo per l’audio pubblicato oggi da Repubblica, ma anche per quello di BusinessInsider di un paio di settimane fa, quello che riproduceva tutta riunione per l’elezione di Micciché che ha poi scatenato la faida ancora in atto in via Rosellini.

De Siervo stavolta non ha dubbi:

«È evidente, questo posto non vive mai momenti tranquilli. Non ci facciamo intimidire, continuiamo sulla nostra strada. Sono stato eletto da 15 club, che mi danno fiducia, qualora non fossero dell’avviso c’è un meccanismo che si chiama revoca. Qualora la maggioranza dei club mi chiedesse di fare un passo indietro lo farei, ma certo nessuno può farsi intimidire per lettere anonime o audio rubati, nel tentativo goffo di buttare fango su di me o sulla Lega o sulla nostra azione. Evidentemente l’obiettivo è pensare di riuscire a decapitare la lega in prossimità del bando sui diritti, come già vissuto in altri momenti storici.
Ho dato mandato allo studio del professor Simone Donati, della Bocconi, di depositare una querela in relazione alla illegittima diffusione dell’audio relativo a una parte del mio intervento nel Consiglio di Lega del 23 settembre 2019, audio pubblicato oggi sul sito di Repubblica. La denuncia riguarderà anche l’audio trafugato e inviato al sito BusinessInsider sull’elezione di Micciché. Non è perché riguarda me, lo avevamo già fatto. Questo è ancor più grave perché riguarda un cellulare sul tavolo che intercetta la voce in maniera capziosa. Qualche imbarazzo ci sarà nel prossimo consiglio, perché all’interno di quella stanza qualcuno ha fatto il passo più lungo della gamba»

Nell’audio pubblicato oggi da Repubblica, trafugato durante il consiglio di Lega del 23 settembre scorso, si sente De Siervo ammettere di aver dato disposizione di spegnere i microfoni direzionali delle curve per evitare che i telespettatori sentano a casa i “buu” razzisti. E l’ad va in conferenza stampa per spiegare nel dettaglio quella che a suo dire è una decontestualizzazione dolosa della registrazione:

«Si tratta di un audio rubato con un cellulare, in un Consiglio. Sono solo 15 secondi. Dai documenti del 2015, dalle disposizioni Uefa e Fifa, l’organizzatore dell’evento dà mandato alle telecamere di non inquadrare chi svolge attività violente negli stadi. È fatto noto. Togliamo il microfono ai violenti, alle persone che urlano. In questa maniera non blocchiamo nulla, all’interno degli stadi le forze dell’ordine, gli ispettori federali, della Lega e l’arbitro hanno loro sì l’obbligo di analizzare ogni forma di azione e comminare seduta stante o successivamente sanzioni o sospensioni. L’attività che fa la Tv è un’altra, documenta uno spettacolo che viene fatto nel miglior modo possibile. Lavoriamo da anni cercando di non inquadrare le zone vuote negli stadi, non dobbiamo inquadrare striscioni con frasi allusive».

E ancora:

«Citavo il caso in cui abbiamo sospeso il regista che nella prima giornata aveva indugiato sul pubblico durante una analisi del Var – prosegue l’a.d. –, in cui il pubblico si era scatenato contro la decisione, quindi lo abbiamo sospeso perché non aveva capito che indugiare in quel momento dava un messaggio sbagliato a casa. Criminalizzava una curva, un popolo. Stessa scelta nel derby, dove una coreografia inneggiava a un criminale morto e anche in quel caso il regista, che non aveva colto il messaggio politico di vicinanza a mondi legati alla malavita, è stato sospeso. Il tema dei microfoni aveva la stessa accezione: non puntiamo i microfoni verso la parte più facinorosa della curva. Non silenziamo nessuno».

«Il danno che quelle immagini e quei suoni fanno al nostro calcio ne condizionano lo sviluppo, anche del prodotto in termini economici e valoriali. Abbiamo fatto decine di iniziative che stanno entrando in essere, lavoriamo negli stadi con norme e sistemi attualmente presenti, per individuare queste persone e, con collaborazione dei club, comminargli quantomeno il non gradimento, tradotto in una sorta di daspo. Da punto di vista tecnico è un tentativo diverso, strumentale, dovevamo evitare di trasformare in eroi determinati ragazzi, che rischiano di diventare eroi, c’è il rischio di emulazione. Dobbiamo evitare in ogni modo di trasformare i criminali in eroi. Questo è obiettivo, nessun controllo strano, niente di ciò».

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