ilNapolista

Al Genoa arriva “mister 13 palle”, Thiago Motta e la sua bi-zona

Da Mancini a Montella, si allunga la tradizione del tecnico senza licenza. Preziosi: “Sa cosa deve fare per rilanciarci”

Al Genoa arriva “mister 13 palle”, Thiago Motta e la sua bi-zona

Ha “13 palle” e un modulo inedito, ma non ha il patentino. Thiago Motta è l’ultimo gioco di Preziosi. D’azzardo. When in trouble go big, dicono, e se non è in trouble il Genoa… per cui ecco il big. Un uomo del triplete, ancora molto giocatore e poco allenatore. L’ha messo alla guida del Grifone senza la licenza, ma per quella ci sono le deroghe, e chissà se la Lega la concederà per mandarlo in panchina già sabato sera contro il Brescia. In ogni caso ci sarebbe Roberto Murgita con la sua licenza UEFA Pro pronto a prestarsi da tutor.

“Ha 13 palle”, dice Preziosi, che fa curriculum. E poi Motta è già nomea di tecnico vivace, pur avendo allenato di fatto solo la Primavera del Psg. Ha lavorato con Guardiola, Ancelotti e Mourinho (“Guardiola è il re del gioco, ammiro molto Zidane. Ma Ancelotti è stato il top”). A scuola dai più grandi, quindi e le 13 palle per dare già dei numeri tattici fuori scala:

“Mi piace il gioco d’attacco. Una squadra corta, che imponga il gioco, pressi alta, sappia muoversi insieme, con e senza palla, affinché ogni giocatore abbia sempre tre­-quattro soluzioni e un paio di compagni vicino pronti ad aiutarlo. Per me la squadra si può leggere anche partendo dalla fascia destra arrivando alla sinistra, e se giochiamo con il 2­-7-­2? E conto anche il portiere, ovviamente”, disse alla Gazzetta dello Sport non molto tempo fa.

2-7-2… suona quasi “bizona”. Ma Preziosi vidima: “Ha le idee chiare e grandi qualità. Sa cosa c’è da fare per rilanciarci”. Per cui niente Carrera o Guidolin, niente certificazioni o carte bollate: Thiago Motta non può allenare, ma lo farà. La storia burocratica del calcio italiano è piena di carriere cominciate a suon di escamotage, figurarsi.

Il primo fu Mancini

Ha cominciato così l’attuale ct della Nazionale, per esempio. Nel marzo del 2001, Vittorio Cecchi Gori sceglie Roberto Mancini per sostituire l’esonerato Fatih Terim, pure lui senza patentino e in panchina grazie all’accompagnamento di Antonio Di Gennaro . Una piccola rivoluzione: senza abilitazione e pure ancora tesserato con la Lazio dove faceva il vice di Sven Goran Eriksson. Vanno alle barricate l’Assoallenatori con Renzo Ulivieri, e tutto il Settore Tecnico della Federcalcio. E deve intervenire il Commissario Straordinario della Figc Gianni Petrucci, che concede una deroga alla deroga.

Nella stessa stagione fa così anche il Milan, che caccia Zaccheroni e prende l’interno Mauro Tassotti, con Cesare Maldini tutor. Da lì in poi, una specie di via traversa alle regole, una scorciatoia per il successo per alcuni, un inutile lampo per altri. Nella stagione 2004-05 la Roma, dopo Cesare Prandelli chiama Rudi Voeller e lo mette in coppia con Ezio Sella: 5 giornate in tutto, ma poi Sella resta a disposizione per Bruno Conti nel finale di stagione.

Il bocciato e lo squalificato

Le vie della trasgressione sono infinite e a volte si attorcigliano in modi meravigliosi: il Bologna nel 2010-11 esonera Franco Colomba prima dell’inizio del campionato, ma poiché non ha un sostituto pronto che vada in panchina al debutto contro l’Inter, manda in campo l’allenatore della Primavera Paolo Magnani, ex istruttore di tennis pure lui senza patentino e “graziato” dal Settore Tecnico in attesa di Malesani.
Per non parlare di Andrea Stramaccioni che termina la stagione 2011-12 come allenatore dell’Inter grazie a Beppe Baresi, per poi cominciare quella successiva ancora senza patentino perché nel frattempo riesce nell’impresa di farsi bocciare all’esame di abilitazione.

L’unico a farsi punire da un sistema che tacitamente avalla da sempre la prassi è stato Marco Giampaolo, che nel 2005-06 va all’Ascoli senza patente a braccetto con Massimo Silva: verrà squalificato fino al termine del campionato per “violazione dei doveri di lealtà, correttezza e probità sportiva”.

I precedenti con presidenti mangia-allenatori

E in ogni caso Preziosi ha già una casistica di precedenti anche tra i suoi colleghi presidenti mangia-allenatori: Fernando Orsi al Livorno con Spinelli (stagione 2006-07), assistito da Luciano Spinosi, e poi sempre al Livorno Gennaro Ruotolo (2009-10) col settantenne Vittorio Russo; Rosario Pergolizzi al Palermo di Zamparini (2006-07, con Renzo Gobbo) e, soprattutto, Devis Mangia (2011-12), il primo ad ottenere una deroga dal Settore Tecnico della Figc. E infine al Cagliari di Cellino prima Gianluca Festa (2009-10, con Giorgio Melis), e poi Diego Lopez (2012-13 con Ivo Pulga).

Thiago Motta è solo l’ultimo esemplare di un categoria che lavora ormai allo scoperto. Va a sostituire al Genoa proprio Aurelio Andreazzoli, che nel 2010-11 affiancò Vincenzo Montella quando subentrò senza titoli a Ranieri.
Dal patentino di carta straccia agli allenatori di cartone, l’unica carta che conta ora è il nuovo contratto da allenatore del Genoa. Poi parlerà il campo, e il pallone. Non tredici, uno solo.

ilnapolista © riproduzione riservata