Credo che il Napoli votato all’attacco costruito da Ancelotti sconti un vecchio difetto genetico. L’incapacità di assicurare continuità di risultati.
Proviamo a districarci tra sogni, ambizioni, aspirazioni e realtà. Ancelotti e molti giocatori del Napoli hanno ripetutamente dichiarato di sentirsi quest’anno in condizione di concorrere per lo scudetto. Non di sentirsi sicuri o favoriti. Questo nessuno può dirlo. Ma di essere in grado di concorrere, sì. I fatti, dopo solo cinque giornate, dicono purtroppo ben altro. Il Napoli ha perso due partite su cinque gare. Ed ha già sei punti di distacco dall’Inter capolista e quattro dalla Juve. È vero che cinque partite sono davvero poche. Ma se si considera che le squadre che vincono il campionato perdono, in genere, due o tre partite soltanto, il Napoli sembrerebbe aver già bruciato l’intero capitale di sconfitte possibili, o quasi. Perché? Domanda delle cento pistole.
Credo che il Napoli votato all’attacco costruito da Ancelotti sconti un vecchio difetto genetico. L’incapacità di assicurare continuità di risultati. Chi dà la colpa all’overdose di turnover, chi alla mancanza di un regista, chi alla carenza di incontristi, chi (i più) alla assenza di un autentico leader in campo, resta il fatto che il Napoli batte il Liverpool e poi regala un tempo ed un contropiede al Cagliari. E con essi i tre punti. Questo Napoli in partita secca può battere chiunque al mondo. Come recentemente dimostrato. Ma non è in grado di tenere il ritmo di un intero campionato. Vuoi vedere che più che in campionato “gli sfizi” ce li potremo togliere in Champions?