Sul Fatto Quotidiano i ruoli e le condanne (o le morti). E quella volta che l’attore disse: “Siete pazzi? Non si spara a stomaco pieno”. Perché sul set”chi dà consigli lo fa perché sa, perché è”
Non è solo cinema, scrive Il Fatto Quotidiano riferendosi a Gomorra. Tra realtà e finzione c’è un rapporto osmotico: sul set, “chi dà consigli lo fa perché sa, perché è”.
Il quotidiano parte da un esempio ben definito.
Quando mancava poco all’ultima ripresa del film di Garrone, verso sera, la troupe decise di andare in pausa per cenare ma uno degli attori, Salvatore Russo, si oppose: “Siete matti?”, chiese, “Non si spara a stomaco pieno”.
E infatti la scena finale, quella dell’esecuzione multipla, non venne bene. Ci riprovarono il giorno dopo, a digiuno e allora sì che funzionò.
Proprio Russo sarà protagonista della Storia di Marco e Ciro, intento a tirare contro i ragazzini per testarne il coraggio dietro il giubbotto antiproiettile, scrive Il Fatto.
Quel Russo finito in manette, nel novembre 2016, per spaccio a Scampia, nelle Case dei Puffi.
E non è certo l’unico a mischiare persona e personaggio. Si direbbe proprio la maledizione di Gomorra.
Nel 2015, a Castel Volturno, viene arrestato Pjamaa Azize, “pusher non solo sullo schermo”. Tre anni prima era stata la volta di Nicola Battaglia, “uno dei protagonisti del rituale di iniziazione di Russo” e di una comparsa, Marcello D’Angelo.
Il capoclan che decreta la morte di Marco e Ciro, Giovanni Venosa, è condannato a tredici anni di reclusione per estorsione. Bernardino Terracciano, il boss Zi’ Bernardino, ha un ergastolo per duplice omicidio.
E’ andata peggio a Salvatore Cantalupo, morto il 13 agosto dell’anno scorso. Diverse le partecipazioni a opere teatrali, poi nel ruolo del sarto Pasquale per Garrone.