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Ponte Morandi: desecretato il video del crollo. Per i pm la causa sono gli stralli

Le immagini mostrano i 240 metri di viadotto sbriciolarsi in tre secondi e le autovetture precipitare nel vuoto. Un macigno, per Autostrade, che ritiene la prova insufficiente

Ponte Morandi: desecretato il video del crollo. Per i pm la causa sono gli stralli

Il video che ritrae il crollo del Ponte Morandi, che il 14 agosto dell’anno scorso ha provocato 43 vittime, è stato finalmente desecretato.

Oggi Il Secolo XIX ne raccolta i fotogrammi.

Dalle immagini si vede uno scatto improvviso, con la strada che sembra abbassarsi. La causa del crollo, secondo i periti, è nei tiranti che dovevano reggere la strada. Non riescono a farlo perché sono corrosi all’interno e nessuno se n’è accorto.

In tre secondi di orologio, i 240 metri del viadotto si sbriciolano, un pilone di 90 metri si accartoccia e le autovetture precipitano nel vuoto, ingoiando vite innocenti.

Un macigno, per Autostrade, scrive il quotidiano genovese.

I finanzieri guidati dai colonnelli Ivan Bixio e Giampaolo Lo Turco non hanno dubbi sul fatto che a cedere siano stati gli “stralli”, i famigerati tiranti dall’anima in acciaio con guaina in calcestruzzo.

Secondo Autostrade non è così.

Il Secolo ha allora interpellato un ingegnere strutturista, Giuseppe Cresta, già docente e consulente giudiziario in diverse inchieste su cedimenti strutturali. Anche la sua versione va nella direzione di quella dei pm.

“Si può notare che il primo elemento ad assumere una posizione irregolare è il tirante di sud/est sul pilone 9. Il cedimento dell’impalcato, cioè della strada, è successivo. La pila 9 perde poi ogni stabilità e si strappa pure lo strallo simmetrico, sud/ovest, che scende verso sinistra: il Morandi era infatti un ponte non ridondante, non aveva sostegni alternativi ai tiranti. Ecco perché la loro manutenzione era cruciale, tenuto conto che l’armatura in acciaio annegata nel cemento era invisibile dall’esterno”.

Autostrade non ci sta e tenta la replica:

“Dalle inquadrature mancano alcune componenti fondamentali del ponte, i fotogrammi sono inframezzati da intervalli talvolta di due secondi e occorrerà approfondire”.

Insomma, non si può dire con certezza che la causa del crollo sia la rottura degli stralli. Non ci sono, secondo i consulenti della società, “segni premonitori di ‘distensione’, che si sarebbero invece dovuti vedere”.

Per il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi e per l’aggiunto Paolo D’Ovidio, però, titolari dell’indagine per omicidio colposo plurimo, il video girato dalle telecamere dell’azienda FerroMetal resta una prova regina. Una prova che, in realtà, si somma ad altri dati, scrive Il Secolo.

Innanzitutto le analisi del laboratorio svizzero Empa, che hanno evidenziato la forte corrosione dei cavi interni al tirante.

In secondo luogo il fatto che Autostrade sapeva da 25 anni che gli stralli erano a rischio, tanto da fare ristrutturare quelli della pila 11, nel 1993 e da iniziare il procedimento per analogo restyling sulle pile 9 e 10. I lavori, deliberati nell’ottobre 2017, sarebbero dovuti partire nell’estate 2018, ma prima che iniziassero è arrivata la tragedia.

Non solo. Tra il 2016 e la prima metà del 2018, Autostrade si rivolse al Politecnico di Milano, alla società di ingegneria Ismes/Cesi e anche all’Università di Genova per avere nuove consulenze sugli stralli. Tutti i soggetti riscontrarono anomalie nella reazione dei tiranti. Invece di rispondere in modo omogeneo alle sollecitazioni, reagivano ciascuno con esiti differenti. Nonostante ciò, nessuno ha mai deciso di fermare o limitare il traffico sul viadotto.

Nei giorni scorsi Danilo Coppe, titolare dell’azienda che si è occupata della demolizione con l’esplosivo, ha dichiarato davanti agli inquirenti che Autostrade già nel 2003 gli aveva commissionato uno studio per abbattere il viadotto. La motivazione era che il costo della manutenzione era troppo alto. Il progetto fu accantonato perché troppo costoso.

Autostrade ha contestato anche questa versione, dichiarando che l’idea era stata presa in considerazione collegata alla Gronda, e che poi era stata accantonata.

Le indagini al momento coinvolgono 71 persone, tra Autostrade, Spea Engineering e Mit.
Resta da capire se ci saranno altre svolte durante l’estate. E’ quasi un anno dalla tragedia.

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