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Ponte Morandi, Autostrade non installò i sensori consigliati dal Politecnico

Nel progetto di restyling di Autostrade una fotografia del degrado del Ponte: conteneva già chiare indicazioni sullo stato di degrado del viadotto

Ponte Morandi, Autostrade non installò i sensori consigliati dal Politecnico

Mentre Autostrade e governo si fanno la guerra tra note stampa, tweet e post su Facebook, la Procura va avanti con le indagini.

Ascoltati i professori del Politecnico interpellati da Autostrade nel 2017

Non solo i tecnici e i dirigenti di Autostrade e dello Stato: gli investigatori hanno ascoltato, nei giorni scorsi, anche i consulenti del Politecnico di Milano che, nel 2017, ricevettero, proprio da Autostrade, l’incarico di studiare lo stato dei tiranti del pilone 9 (crollato il 14 agosto scorso) e 10 (quello rimasto in piedi) prima dell’intervento di ristrutturazione (retrofitting) che sarebbe partito il mese prossimo. Il Politecnico rilevò dei problemi e invitò la società ad approfondire.

Quei sensori mai installati

Il docente firmatario del report del Politecnico, Carmelo Gentile, docente di Tecnica delle costruzioni, ha spiegato agli inquirenti di avere consigliato ad Autostrade “un sofisticato meccanismo di controllo” (dei sensori) da installare prima, durante e dopo il restyling degli stralli (i tiranti con anima in acciaio e guaina in calcestruzzo).

L’apparecchiatura, scrive Repubblica, avrebbe avuto un costo compreso fra i 700 e gli 800mila euro. Il Corriere della Sera dettaglia come avrebbe funzionato il monitoraggio: “In presenza di spostamenti della struttura, le informazioni dei sensori sarebbero confluite in un centro di ricerca che elaborava i dati in tempo reale e, se del caso, sarebbe scattato l’allarme. Cioè i responsabili della sicurezza avrebbero avuto un dato oggettivo per prendere eventuali provvedimenti di limitazione del traffico”.

Autostrade, come testimonia un carteggio sequestrato dalla Finanza, non ascoltò i suggerimenti del Politecnico e decise di optare per un altro tipo di apparecchiatura, “meno costosa e sofisticata” e di volerla installare solo dopo l’inizio dell’intervento di retrofitting, contravvenendo alle indicazioni del Politecnico.

Il professor Gentile non sembra avere dubbi: se il Politecnico fosse stato ascoltato e se fossero stati installati i sensori più complessi richiesti dai tecnici, “quella tecnologia avrebbe forse consentito di risparmiare qualche vita”.

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Foto tratta dal quotidiano la Repubblica

Nel progetto esecutivo di Autostrade era già chiaro lo stato di degrado del viadotto

Su L’Espresso, Fabrizio Gatti pubblica alcuni stralci del progetto esecutivo di rinforzo degli stralli del viadotto (il piano di retrofitting che avrebbe dovuto iniziare in autunno). In esso emergono con chiarezza una serie di difetti presenti su pile, stralli, impalcati e solette.

Oggi i giornali ne riportano alcuni spezzoni: “Lesioni ramificate capillari con risonanze e fuoriuscita di umidità, sulla malta di ripristino”, “lesioni larghe verticali con estese risonanze”, “placche risonanti evidenziate da lesioni”, “evidenti lesioni agli spigoli con risonanze”, “efflorescenze e ferri scoperti ossidati”.

Una fotografia chiara dello stato di degrado del ponte Morandi.

Autostrade: un deterioramento non eccezionale

Interpellata sulla questione, scrive Repubblica, Autostrade sostiene che l’elenco dei punti critici “voleva fotografare un deterioramento non eccezionale e giustificato dall’età del viadotto e dalla sua esposizione agli agenti esterni, che non comportava nessuna situazione di allarme o pericolo né di particolare urgenza”.

Gli inquirenti hanno adesso il compito di accertare quanto fossero consapevoli i membri del cda delle effettive condizioni del ponte. Di certo c’è che a scrivere queste note era proprio Autostrade e che a leggerle c’era il governo, dunque, scrive Il Fatto: “Tutti sapevano. Nulla è stato fatto. Il traffico è proseguito”.

Autostrade risponde a L’Espresso

Abbiamo già raccontato della lettera che il 28 febbraio Michele Donferri Mitelli, capo della manutenzione di Autostrade, aveva inviato a Vincenzo Cinelli, della Direzione generale per la vigilanza delle concessioni autostradali del Ministero. In essa si chiedeva di velocizzare l’iter approvativo del progetto di retrofitting finalizzato ad incrementare la sicurezza del ponte.

La lettera, pubblicata da L’Espresso nei giorni scorsi, era stata interpretata dai giornali come una chiara percezione e dunque consapevolezza, da parte di Autostrade, del pericolo che incombeva sul viadotto. Ebbene, sul sito web di Autostrade, due giorni fa, compariva questa nota: “In relazione alla lettera pubblicata da L’Espresso, Autostrade per l’Italia evidenzia che si tratta di una ordinaria comunicazione con cui la competente direzione del Ministero delle Infrastrutture viene sollecitata per l’approvazione del progetto di miglioramento delle caratteristiche strutturali del viadotto Polcevera, per il quale era già stato prodotto il parere favorevole da parte del Provveditorato Interregionale delle Opere Pubbliche, tenuto conto che il tempo di approvazione da parte del Ministero si stava protraendo oltre il termine dei 90 giorni. Il progetto aveva l’obiettivo di migliorare la vita utile dell’infrastruttura. Risulta, quindi, assolutamente fuorviante e non veritiera l’interpretazione del settimanale secondo cui si sarebbe trattato di una “lettera d’allarme” che metteva in guardia sulla “non sicurezza” del viadotto”.

La procedura di revoca della concessione: la risposta di Autostrade

È già pronta la risposta di Autostrade alla lettera con cui il governo, il 16 agosto, ha dato avvio al procedimento per la revoca della concessione. È stata approvata ieri dal cda di Autostrade e da quello di Atlantia.

Il testo, racconta La Repubblica, sarebbe diviso in tre parti: una giuridica in cui si dichiara che semplicemente la revoca non è possibile; la seconda parte è tecnica, e vi si nega di aver violato i termini della concessione; la terza parte ricostruisce gli interventi fatti (il costo totale della manutenzione della rete, spiega La Stampa, avrebbe superato i 2 miliardi di euro, molto più della soglia indicata dai contratti della concessione) e la bontà dei controlli.

Autostrade ne dà notizia sul suo sito web in una breve nota in cui si legge: “Il Consiglio di Amministrazione ha preso atto degli elementi di confutazione alla lettera del Ministero delle Infrastrutture datata 16 agosto 2018 predisposti dalle strutture tecniche della Società ed ha confermato il proprio convincimento in merito al puntuale adempimento degli obblighi concessori da parte della Società. La lettera di riscontro ed i relativi allegati saranno inviati al Ministero nel termine assegnato”.

Alla nota del concessionario risponde il ministro Toninelli su Twitter, definendo “indecenza” le dichiarazioni di Autostrade. Gli fa eco Di Maio che, su Facebook, a proposito della convezione, scrive: “Me la sono riletta tutta attentamente. Far crollare un ponte causando 43 morti non era nel contratto”.

La Procura e i rilievi con i droni

Ieri la Procura ha autorizzato i propri periti ad eseguire accertamenti con droni nella zona del crollo ed ha chiesto due pm di rinforzo al ministero della Giustizia: la mole di documenti da esaminare è troppo grande e richiede forze aggiuntive.

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