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Ponte Morandi / Domani l’incidente probatorio. Dalla Svizzera: mancava la guaina protettiva

Nuove indiscrezioni sulle analisi dell’Empa. Il Morandi sarà demolito come la Concordia. In parte verrà riciclato

Ponte Morandi / Domani l’incidente probatorio. Dalla Svizzera: mancava la guaina protettiva

È prevista per domattina alle 9,30, nell’aula bunker del tribunale di Genova, la seconda udienza dell’incidente probatorio iniziato lo scorso 23 settembre.

La relazione dei consulenti del gip

I consulenti del gip Angela Nutini (Giampaolo Rosati, Massimo Losa e Bernhard Elsener) avrebbero dovuto discutere domani la loro relazione sui resti del viadotto Polcevera, che doveva essere presentata già lo scorso 5 dicembre, in modo da fissare le prove utilizzabili poi nel processo che si terrà al termine delle indagini preliminari, ma i ritardi delle analisi svizzere e la loro incompletezza conseguente, che non ha permesso di analizzare neppure tutti i fili del reperto 132, cosa che invece era stata richiesta dai consulenti delle parti, hanno costretto i periti a rimandare il loro rapporto conclusivo.

La proroga del gip

Tutto questo ha spinto il gip a disporre la proroga delle operazioni “in quanto funzionale all’esaustiva risposta da parte dei periti”, scrive Repubblica Genova.

Nell’udienza di domani, dunque, una volta che tutte le parti avranno parlato, il giudice fisserà il nuovo termine, poi i periti dovranno indicare una tempistica sulla consegna della loro relazione. A quel punto il giudice fisserà il giorno dell’udienza in cui finalmente si inizierà a discutere su un documento scritto.

Il “giallo” dello sciopero

Sull’udienza di domani aleggia anche lo spettro dell’astensione proclamata dagli avvocati, che protestano contro le nuove norme sulla prescrizione proposte dal ministro della Giustizia Bonafede.

Se la maggioranza dei legali – scrive Repubblica Genova – considera l’incidente probatorio uno di quegli atti urgenti che non permettono l’astensione, altri evidenziano quanto indicato dal codice di autoregolamentazione, ovvero che il requisito dell’urgenza decade per gli incidenti probatori complessi come quello dell’indagine sul crollo.

Un quadro pesante dalla Svizzera

Intanto, i media svizzeri riportano alcune indiscrezioni sulle analisi compiute in Svizzera sui reperti del Morandi e parlano di cavi corrosi e guaine protettive interamente mancanti in parecchi punti.

Il Sole 24 Ore scrive che l’agenzia di stampa elvetica Ats ricorda che il progetto originale prevedeva che il cavo posto a sostegno del ponte fosse rivestito con una guaina metallica. Ebbene, analizzando i diciassette detriti inviati da Genova all’Empa, gli esperti svizzeri hanno invece notato che questo rivestimento era completamente assente.

L’assenza di questa guaina avrebbe accelerato la corrosione dei cavi, anche della parte esterna del calcestruzzo, che sarebbe stata aggredita dalla continua corrosione dell’acciaio.

Bucci: “Non ho ricevuto alcun ricorso”

Ieri il commissario Bucci si è espresso a proposito del ricorso contro i suoi decreti annunciato da Autostrade dopo il cda dei giorni scorsi: “Un’eventualità che leggo sui giornali, perché a me non è stato notificato alcun ricorso”, ha dichiarato, come riporta Primocanale. E ha aggiunto: “Comunque è un problema loro, io vado avanti”.

Il Morandi demolito come la Concordia

A demolire pezzo pezzo il ponte, scrive Repubblica Genova, saranno gli stessi macchinari che hanno demolito la Concordia: martinetti idraulici da 600 tonnellate di portata ciascuno che solleveranno e porteranno a terra le travi del piano strada del ponte, per poi dare il via libera alla demolizione controllata delle pile.

Si tratta di “macchine compatte ma molto potenti, cilindri con all’interno fasci di cavi che saranno montati sopra agli impalcati in modo da imbragare e sollevare le travi, permettere di tagliarne i “denti”, e poi abbassarle intere – anticipa Paolo Cremonini, direttore dei progetti speciali di Fagioli, nel team di demolizione insieme alle imprese Omini, Vernazza, Ipe Progetti e Ireos – Questa modalità di lavoro varrà sia per il moncone di ponente, sia per quello di levante. Dove in più verranno montate delle torri tralicciate su fondazione per supportare le ali del ponte mentre si rimuoverà tutto quello che può dare fastidio all’abbattimento delle pile, per primo gli edifici”.

I consulenti contrari all’utilizzo di esplosivo

Sull’utilizzo di esplosivo ci sono ancora poche certezze (“verranno usate microcariche per minare le torri 9 e 10, sul lato est, ma sulle modalità siamo ancora in fase di studio”, spiega ancora Cremonesi) più che altro per la decisa contrarietà sia dei consulenti del gip, sia da quelli di Autostrade, che temono andrebbero distrutti tratti di viadotto da analizzare come prove, scrive Repubblica Genova.

Lo smaltimento dei rifiuti

Il Secolo XIX racconta con dovizia di particolari come verranno smaltiti i rifiuti della demolizione del viadotto.

Innanzitutto sarà prestata grande attenzione alla rimozione dell’amianto presente nelle case di via Fillak e via Porro che devono essere abbattute: si stima una quantità di rifiuti potenzialmente pericolosi da 15mila tonnellate, che saranno gestiti dall’azienda Ireos e che saranno rimossi prima di procedere alla demolizione per “evitare un impatto ambientale troppo forte sui quartieri circostanti”.

I materiali contenenti amianto dovrebbero finire alla discarica per rifiuti pericolosi “Barricalla” di Collegno, nel torinese. I detriti da demolizione delle case finiranno, invece, via gomma, in diversi impianti tra Alessandria, Cengio, Arquata Scrivia,Voghera,Pavia e Peschiera Borromeo.

La trasformazione in materia prima secondaria

I detriti saranno trasformati in materia prima secondaria – compatibilmente con le esigenze di inchiesta – grazie agli impianti di “frantumazione” della Ireos, che dovranno trattare circa 800 metri cubi al giorno (in ogni caso – spiega Il Secolo – rimarrebbe comunque una percentuale di materiale “non conforme” e asfalto non riciclabile); il ferro, invece, sarà inviato ad un altro impianto per taglio e recupero.

Il cemento frantumato e recuperato può essere messo in deposito, ceduto ad un’impresa terza o anche riutilizzato nell’ambito dei lavori di ricostruzione.

I rifiuti veri e propri, quindi, alla fine saranno solo una porzione dei 100.000 metri cubi. Gli impianti in cui saranno smaltiti non sono indicati nell’offerta, ma si prevedono diverse alternative per il trasporto: via gomma con autoarticolati, intermodale con tratta ferroviaria e persino via nave dal terminal di Sampierdarena.

Il ponte riciclato

Una parte dei detriti, in particolare i blocchi di grandi dimensioni, potranno essere utilizzati nelle barriere a difesa della costa di comuni come Cogoleto e Arenzano feriti dalla mareggiata di fine ottobre.

“Il 19 novembre abbiamo scritto al commissario Bucci e al governatore Toti – racconta Luigi Gambino, sindaco di Arenzano, a Il Secolo XIX – per manifestare il nostro interesse al riutilizzo del materiale proveniente dalla demolizione del troncone di ponente per la protezione del nostro litorale con un sistema di “barriere soffolte”, sotto il pelo dell’acqua. Abbiamo già un progetto preliminare approvato, è una soluzione che consentirebbe di risparmiare sui costi di smaltimento e contribuire in modo significativo a ridurre il pericolo delle mareggiate”.

Matteo Rossi, assessore al Demanio ad Arenzano, aggiunge dettagli: “L’obiettivo è il prolungamento dei 7 moli centrali di fronte alle aree più colpite dai recenti avvenimenti, con l’impiego di 15.000 metri cubi di materiale, il progetto si può estendere”. Anche dal Comune di Cogoleto il sindaco Mauro Cavelli ha mostrato interesse a una soluzione analoga.

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