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Il Fatto sbatte in prima pagina Napoli tradita da Sarri (“non eri Che Guevara, eri Renzi”)

Il giornale diretto da Travaglio si sofferma sull’ennesima sbandata della città, su chi ha mosso i fili e trasformato un divertissement in operazione politica e chi non è mai caduto nel tranello

Il Fatto sbatte in prima pagina Napoli tradita da Sarri (“non eri Che Guevara, eri Renzi”)

Ti credevamo Che Guevara e invece eri Renzi

Il Fatto quotidiano porta il caso Sarri in prima pagina. Con un articolo di Fabrizio d’Esposito intitolato “Napoli e quel renziano di Sarri”. Titolo che prende spunto da uno tanti commenti di sfogo che da giorni si susseguono sulla pagina silente di “Sarrismo – Gioia e Rivoluzione” che è diventata un po’ quello che fu Radio Radicale ai tempi del microfono aperto.

Il Fatto riporta il commento più tagliente e per certi versi più emblematico:  “Comandante, pensavamo fossi il nuovo Che Guevara e invece eri Matteo Renzi”.

Geniale, lo definisce d’Esposito. Che va alle radici di quest’ennesimo tradimento che sta vivendo Napoli, visto il lento ma progressivo avvicinamento di Sarri alla panchina della Juventus.

Un tradimento, precisa d’Esposito, che stavolta non è soltanto calcistico, come fu per Altafini e Higuain.

“Stavolta è qualcosa di più profondo e ancestrale, laddove l’antropologia del popolo napoletano abbraccia l’ideologia comunista (…) Sarri ha incarnato un rinnovato movimentismo alla Che Guevara. Di qui la trasfigurazione in santino intoccabile (…) Sarri ha sempre accarezzato la pancia della folla (da Masaniello a oggi non mancano gli esempi) e da semplice allenatore è stato elevato al rango di Santo patrono e Comandante della rivoluzione”.

Il ruolo delle élite e il commissario politico Sandro Ruotolo

D’Esposito va al cuore della vicenda e scrive che anche le élite cittadine si stanno confrontando con questo improvviso lutto. Dal sindaco de Magistris, a de Giovanni a Nino D’Angelo. Fino al caso del docu-film rinnegato dai suoi stessi autori e dalla voce narrante dell’attore Massimiliano Gallo.

Il giornale diretto da Marco Travaglio ricorda che inizialmente tutto nacque per gioco, con la comparsa sul Napolista di Zdanov  che faceva la parodia dell’Urss (Unione delle repubbliche socialiste sarrite). E in controcanto nacque la pagina “Sarrismo. Fino all’avvento del commissario politico Sandro Ruotolo “che diede una connotazione ideologica e seria al fenomeno, al punto che fino a poco fa si è parlato persino di una lista sarrista alle Amministrative di Napoli. Da quel momento – prosegue il Fatto quotidiano – l’operazione Sarri comunista è stata il manganello per dare addosso agli allenatori riformisti tipo Benitez e Ancelotti e per alimentare la contestazione al presidente “romano” Aurelio De Laurentiis”.

D’Esposito chiude citando il Napolista:

adesso che tutto è crollato, su queste macerie della presunta diversità napoletana, vale la pena riportare le parole di Vittorio Zambardino sul Napolista, dove scrive anche Guido Ruotolo, in dissenso dal fratello Sandro: “È stata una sporca operazione ideologica di massa, alla quale Napoli ha abboccato, e averla protratta fino a ieri dimostra che il veleno a Napoli si vende a poco prezzo e piace a molti.

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