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Quando Pompei (non ancora Pompei) era un melting pot

La mostra “Pompei e gli Etruschi” all’interno degli Scavi: 13 sale, 800 reperti e una finestra su quello che era un luogo privilegiato di scambio

Quando Pompei (non ancora Pompei) era un melting pot

Fino al 2 maggio

Pochi sono a conoscenza della possibilità di visitare fino al 2 maggio di quest’anno la mostra “Pompei e gli Etruschi” allestita nel Portico Nord della Palestra grande all’interno degli Scavi. Pagando il biglietto d’ingresso – o approfittando delle prime domeniche di inizio di ogni mese che sono libere – il visitatore potrà rendersi conto di come Pompei – ma il nome della Città coeva non è noto – fu fondata dagli Etruschi della zona interna “quelli della Regione situata a Nord di Roma tra la Costa tirrenica ed i fiumi Tevere ed Arno intorno al 600 a.C”.

Un luogo privilegiato di scambio

L’esposizione che si sviluppa in 13 sale con circa 800 reperti mette soprattutto in rilievo che quella Pompei senza ancora un nome costituì un luogo privilegiato di scambio ed incontro per quelle popolazioni italiche, greche ed appunto etrusche. Il tutto parte dal ritrovamento di reperti emersi dai recenti scavi nel santuario extraurbano del Fondo Iozzino, tra i principali santuari fondati a Pompei alla fine del VII sec a.C: armi e servizi per le libagioni rituali con iscrizioni in lingua etrusca. Questi materiali si affiancano a quelli provenienti dalle altre città etrusche della Campania, come Pontecagnano e Capua.

Testimonianze di sfarzose tombe principesche in cui venivano sepolti i membri più importanti di grandi famiglie aristocratiche sono, invece, i corredi funerari provenienti dalla tomba Artiaco 104 di Cuma di un principe cosmopolita; quello di una principessa di Montevetrano (tomba 74), vicino a Pontecagnano; e quello della lussuosa tomba di un principe orientalizzante dal Lazio (la tomba Barberini di Palestrina).

Ma ciò che emerge inusitato ai più è che in questo territorio queste popolazioni vissero in un melting pot pacifico fatto di traffici e di commerci: tutto finì poi con l’arrivo delle popolazioni sannitiche che fondarono poi la prima Pompei che poi perse il suo predominio sui traffici del mediterraneo dopo che i Greci di Cuma fondarono Neapolis. Di quei due secoli prima della vittoria navale greca rimangono ora buccheri neri e vasellame di bronzo, ma anche liturgie di libagioni, cerimonie funerarie e cippi fondativi.

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