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Mertens 100, storia e gol di un centravanti moderno

Cifre ed evoluzione di un calciatore diventato simbolo del Napoli, al termine di un percorso che l’ha portato all’eccellenza.

Mertens 100, storia e gol di un centravanti moderno

9 gol in 11 partite

Dries Mertens fa 100 con la maglia del Napoli. Soprattutto, fa 9 gol nelle ultime 11 partite, con una doppietta e una tripletta (contro Stella Rossa ed Empoli). Insomma, conferma e sottoscrive partita dopo partita tutto quello che abbiamo detto recentemente di lui. È il racconto di una conferma per certi versi inattesa, Mertens è un attaccante moderno, anzi un centravanti moderno anche in un calcio diverso da quello di Sarri. È un attaccante moderno, anzi un centravanti moderno anche secondo Carlo Ancelotti. Che, alla fine, ha eletto lui tra i titolarissimi, retrocedendo Milik ad alternativa di lusso.

Del resto, i 100 con la maglia del Napoli (in 253 partite) sono una cifra eloquente. Innanzitutto a livello storico: prima di lui, nella classifica dei marcatori azzurri all-time, ci sono solo Hamsik (121 gol), Maradona (115), Sallustro (108), Cavani (104) e Vojak (103). Considerando certi dati, non è irrealistico pensare che Dries possa essere già sul podio a fine stagione. Qualora dovesse rimanere ancora in azzurro, se il Napoli e Mertens decidessero che il suo contratto sarà portato fino alla fine (giugno 2021), l’idea di superare Hamsik (espressa dallo stesso Dries ieri nell’intervista postpartita a Sky) potrebbe essere facilmente realizzabile. Anzi, a questo punto sarebbe la giusta chiusura di un cerchio evolutivo, iniziato con lo scetticismo iniziale per un calciatore poco conosciuto e poi trasformatosi nel tempo, fino all’eccellenza assoluta. Perché oggi Mertens è l’eccellenza assoluta. Un’eccellenza diversa, forse poco convenzionale per il ruolo di attaccante. Eppure i dati parlano chiaro.

Due anni da attaccante

Proprio in questi giorni ricorre il secondo anniversario della conversione di Mertens in attaccante centrale. Era il tardo autunno 2016, Gabbiadini era stato praticamente bocciato da Sarri e allora ecco la nuova sperimentazione. Una straordinaria idea dell’allenatore toscano. Con questi risultati: 57 gol segnati in 92 partite, praticamente un gol ogni tre tempi. Calcolare il rapporto reti fatte su minuti giocati renderebbe ancora più significativo il dato, ma il punto sta nella trasformazione del calciatore: da comprimario di Insigne ad attaccante in grado di fare la differenza praticamente ad ogni partita, e in tutti i sistemi tattici. In tanti, anche noi del Napolista inizialmente, facevamo fatica a immaginare come il gioco di Ancelotti potesse esaltare le caratteristiche di Dries. Invece, gli ultimi risultati stanno andando proprio in questa direzione.

Ieri sera abbiamo avuto una dimostrazione lampante di come sia avvenuto un processo di sinergia parallela tra il calcio di Mertens e quello di Ancelotti. Fino a che entrambi si mischiassero e diventassero “il (nuovo) calcio del Napoli”. Il primo gol si concretizza con un’apertura sull’esterno di centrocampo, Mertens attacca l’area da punta pura e sfrutta la sua sensibilità di tocco per indovinare la giocata migliore alla ricerca del gol. L’esterno in corsa non è facile, posizione del pallone e postura del corpo fanno il resto. Eppure Mertens segna con naturalezza assoluta. Da attaccante, semplicemente.

Idem per questo secondo gol: l’attacco alla profondità, il movimento a tagliare il campo del difensore avversario e infine la conclusione: tutta roba da attaccante, semplicemente da attaccante. Puro, classico, antico, utilizzate la definizione che più vi aggrada. È un gol alla Higuain, alla Icardi, se vogliamo alla Cavani. Ecco, il punto di Mertens è proprio questo: ha imparato a segnare ma non ha disimparato a giocare bene con la palla al piede, è anche un creatore di gioco, nelle ultime tre stagioni – sempre quelle – gli assist decisivi sono 31. Ecco l’attaccante moderno. Anzi, l’attaccante associativo, come circa un anno fa ha spiegato Alfonso Fasano in un suo pezzo sul Napolista.

Il futuro

C’è anche il dark side. Ce ne siamo accorti col Chievo, ne abbiamo scritto dopo lo 0-0 di domenica. Il gioco del Napoli è influenzato da Mertens e da Insigne. È inevitabile, è una questione di qualità ma anche di pure caratteristiche fisiche, per cui non è semplice togliere Dries e Lorenzo dal campo ma al tempo stesso non è facile switchare su un altro calcio per compensare le loro giornate storte. Anche contro i gialloblù sia Insigne che Mertens hanno avuto la loro buona o grande occasione. Come dire: anche in una giornata di abulia o in un periodo di scarsa forma, entrambi possono essere decisivi o determinanti. Solo che il Napoli deve imparare ad essere più forte anche di loro, perché di loro si può contare quasi sempre e quel quasi può fare la differenza.

Per il resto, c’è poco altro da dire. Mertens che fa 100 gol è una vittoria di tutti gli allenatori che l’hanno cresciuto qui a Napoli, da Benitez ad Ancelotti, ma soprattutto – ovviamente – di  Maurizio Sarri, l’uomo che ha intuito e valorizzato il suo potenziale da attaccante e ha regalato a Dries e al Napoli una seconda meravigliosa vita. È una vittoria di Sarri ed è una vittoria del gioco, del calcio che cambia e fa evolvere le cose. Una cosa bella, che abbiamo vissuto da dentro, di cui siamo testimoni. E che sta facendo la storia, dei numeri e delle emozioni.

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