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Liverpool-Napoli: in una brutta partita, si è (intra)vista la nuova squadra di Ancelotti

La differenza di valori e condizione ha ridimensionato un po’ il Napoli dopo le buone sensazioni delle amichevoli in Trentino, ma la strada è tracciata.

Liverpool-Napoli: in una brutta partita, si è (intra)vista la nuova squadra di Ancelotti
Foto Ssc Napoli

Napoli-Chievo

Uno degli articoli napolisti più letti dell’ultimo mese è quello del post Napoli-Chievo. Questo qui, con un titolo semplice ma d’impatto: “Come Ancelotti ha (già) cambiato il Napoli: Hamsik regista, Fabian Ruiz cambia gioco”. Bene, per spiegare Liverpool-Napoli 5-0 bisogna partire essenzialmente da qui. Dal fatto che il Napoli è in fase di reset tattico e quindi mentale, come ha spiegato Massimiliano Gallo nel suo invito al buon senso pubblicato qualche minuto fa.

Contro il Chievo, la squadra di Ancelotti non ha concesso nulla agli avversari, pur giocando in maniera molto diversa rispetto al Napoli di Sarri. Ha giocato bene, viene da dire e pensare ripercorrendo la partita. Ebbene, ieri a Dublino abbiamo (intra)visto più o meno la stessa squadra. Cambi di gioco, e verticalizzazioni. Difesa ibrida e (più) facile da attaccare in transizione, data la posizione alta dei terzini. Un gioco di selezione, nel senso di scelta dei calciatori in ogni situazione, più che di meccanizzazione del talento. Un gioco rischioso, questo va detto.

Occasione per Insigne

Ecco, questo è il Napoli di Ancelotti. Nel momento in cui la squadra si è scrollata di dosso l’inizio negativo e ha iniziato ad occupare il campo, a tenere il pallone e ad organizzare la sua manovra con razionalità (dato anche il calo dell’intensità da parte del Liverpool), si sono viste delle cose pregevoli. Questa, ad esempio, ma anche la precedente occasione di Milik dopo un recupero palla molto avanzato di Allan. Il punto è questo: i concetti del Napoli di Sarri, quelli che siamo abituati a vedere, si stanno integrando con cose nuove. E differenti. Questa occasione arriva da un cambio di campo verso la fascia destra, da un gioco a due Hysaj-Callejon, in cui il terzino è molto alto e più largo rispetto al laterale offensivo, secondo l’idea liquida di un 4-3-3 che diventa 4-3-2-1 (ma solo per gli amanti dei numeri e degli schemi consolidati).

Questo è il Napoli di Ancelotti, e si è (intra)visto quando il Liverpool non è più riuscito a pressare con la stessa forza. Cosa che è capitata in pochi segmenti, i Reds hanno giocato davvero bene. Ci sono stati sprazzi dei meccanismi visti con Sarri (gli inserimenti di Callejon alle spalle della difesa), ci sono stati più palloni verticali. Come annunciato dallo stesso tecnico di Reggiolo, la sua idea è stata – ed è – quella di costruire un sistema composito, anzi completo: le caratteristiche del Napoli di Sarri, che poi sono quelle inestricabili dei calciatori, unite a nuove formule offensive.

Calcio d’agosto

Ieri, in un primo commento alla partita, abbiamo scritto: «La grande differenza tra il calcio di Sarri e quello di Ancelotti sta nelle attribuzioni ai calciatori, al loro talento vengono demandate le scelte da fare per esaltare il sistema. Un sistema che, a sua volta, è meno stringente, meno codificato, più aperto e quindi – fatalmente, inevitabilmente – legato alla condizione psicofisica degli interpreti».

È il discorso con cui abbiamo aperto questo pezzo. Se in occasione di Napoli-Carpi e Napoli-Chievo c’erano state delle buone sensazioni, era perché la condizione psicofisica dei calciatori del Napoli era maggiore-uguale a quella degli avversari. E poi, ovviamente, perché c’era un divario tecnico ampio. Così come il Liverpool è decisamente più forte della squadra media cui il Napoli dovrà far fronte. Ci potremmo aggiungere che i Reds sono più avanti per stato della preparazione, ma rientra nel concetto di “calcio d’agosto”. Quel calcio in cui la Juventus subisce tre gol dal Real Madrid, il Tottenham ne prende quattro dal Girona e il Milan batte il Barcellona. Come dire: non è affidabile.

Inoltre, dal punto di vista puramente strategico, il Liverpool è una squadra nemesi di questo Napoli. Del Napoli di Ancelotti, che si sbilancia molto per cercare di occupare il campo sia in ampiezza che sull’asse verticale. Un sistema che difende alto e compatto come quello di Klopp, perfetto per ripartire in spazi aperti, va a nozze con una squadra non ancora avvezzi a certi meccanismi di copertura. Che a Dimaro ha lavorato tanto sulle transizioni e sugli scompensi difensivi, perché Ancelotti era già conscio che questo sarebbe stato il problema più urgente.

Uomini e modello

Dal punto di vista tattico, le perplessità emerse sono collegate agli stessi concetti: il Napoli sta cambiando modo di interpretare il gioco, d’ora in poi saranno gli uomini a determinarsi all’interno del modello di gioco. Che ha mantenuto alcuni principi e ne ha cancellati altri, rispetto all’anno scorso. Ecco, va registrato il nuovo Lato B del nastro. Un ritardo di produzione e fabbricazione che fa la differenza, rispetto al Liverpool (!) al 4 di agosto.

Che deve portare a delle riflessioni su alcuni calciatori, ad esempio: Hysaj ha la qualità tecnica e mentale per andare oltre il sistema in cui si è esaltato? Maksimovic va davvero così in difficoltà nella lettura degli spazi aperti? Allan è stato uno dei migliori in una giornata grigia, ma sempre all’interno del suo perimetro conosciuto: sarà in grado di andare (ancora, di nuovo) oltre sé stesso? Albiol e Koulibaly avranno bisogno di un supporto più fisico, a centrocampo, per dirigere meglio il nuovo stile di contenimento?

Ecco, più che sull’inadeguatezza della squadra e della rosa (su cui Ancelotti si è espresso ed esposto più volte, anche ieri), bisogna porsi queste domande. E bisogna lavorare per rispondervi, in brebve tempo. Senza dimenticare il diktat imposto da una condizione fisica approssimativa, o comunque di gran lunga inferiore a quella di un avversario che due mesi fa ha giocato la finale di Champions League. Parola di Jurgen Klopp, tecnico del Liverpool. Non del Chievo. What else?

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