ilNapolista

Il Napoli ha subito una lezione di calcio dal Liverpool. Di calcio d’estate, però

Brutte sensazioni da Dublino, dai singoli al modello di gioco. Ma le attenuanti ci sono, e vanno considerate nell’analisi di questo Liverpool-Napoli.

Il Napoli ha subito una lezione di calcio dal Liverpool. Di calcio d’estate, però

Tanto lavoro (fatto e da fare)

Il Napoli ha perso, ha perso male, gli è stata impartita una bella lezione di calcio. Di calcio d’estate, però. Ecco, mettere vicine, e insieme, queste due frasi, per noi rappresenta l’approccio migliore. Quindi, riflessioni importanti da fare ma anche situazione da analizzare con calma, senza farsi prendere dalle ansie e dalla fretta di voler aprire il tribunale per far entrare gli imputati. E per condannarli.

Partiamo da quest’ultimo punto: il Liverpool è una squadra già più forte del Napoli, più pronta a livello fisico e con un modello di gioco ormai impresso nella mente dei calciatori. Una squadra che aveva in campo due nuovi acquisti (Alisson e Keita, niente male) e nove calciatori che sono arrivati all’ultima finale di Champions. Con merito. I ragazzi di Klopp sono attesi dall’esordio in campionato tra una settimana, sono più avanti per quanto riguarda la condizione atletica, devono esserlo. E l’hanno dimostrato, eccome, nel pomeriggio di Dublino.

Dall’altra parte, un Napoli che ha lavorato tanto a Dimaro, tra l’altro su cose nuove. E che, proprio in virtù di questo, aveva il cervello da settare su cose nuove, ma che comandava gambe che non andavano. Semplicemente. Proprio per questo, le cose da imparare per migliorare sono ancora tante. Come dire: non vuole essere un’attenuante, ma nella realtà dei fatti lo è. Tanto che tre anni fa uno dei primi Napoli di Sarri subì tre gol dal Nizza dopo averne segnati due. Dal Nizza, non dal Liverpool. E pochi giorni fa il Barcellona ne ha subiti quattro dalla Roma. E il Psg ne ha presi cinque dall’Arsenal, quando oggi ne ha fatti quattro al Monaco. È il calcio d’estate.

Cosa non ci è piaciuto

Detto questo, c’è da fare un’analisi. Approfondita, seria, realistica e realista rispetto a quanto abbiamo visto in campo. Intanto, i singoli: molto in ombra Insigne e Fabian Ruiz, Milik assente, discreti Callejon e Hysaj, ma solo in alcune combinazioni. Soprattutto, male Karnezis: il 2-0 è arrivato per un’uscita pessima, il 4-0 con un tiro sul primo palo tutt’altro che imparabile. Poca sicurezza, qualche buon intervento nella pioggia d’occasioni del secondo tempo. Quando sono entrati (male) Maksimovic e Chiriches, Diawara e Rog. Soprattutto il serbo è apparso davvero lento nella lettura delle situazioni difensive.

Da qui, si arriva al modello di gioco. La grande differenza tra il calcio di Sarri e quello di Ancelotti sta nelle attribuzioni ai calciatori, al loro talento vengono demandate le scelte da fare per esaltare il sistema. Un sistema che, a sua volta, è meno stringente, meno codificato, più aperto e quindi – fatalmente, inevitabilmente – legato alla condizione psicofisica degli interpreti. Se gli interpreti non offrono buone prestazioni – leggi sopra -, la squadra finisce per slegarsi. E per perdere qualità ed efficacia nel gioco, difensivo e offensivo. Ecco, la questione non sta tanto nel cambio non funzionale, quanto nel timing: oggi, contro il Liverpool, questa impostazione tattica non poteva pagare. I test servono proprio a questo, del resto. Contro il Borussia Dortmund avremo nuove risposte, ma sarà sempre calcio d’agosto. È bene ricordarlo.

ilnapolista © riproduzione riservata