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Milan quasi fuori dall’Europa League, Li Yonghong rifiuta un’offerta da 450 milioni

Repubblica racconta come la proprietà cinese non abbia assolutamente intenzione di vendere, nonostante sia ormai accerchiata. Intanto, la Gazzetta racconta la possibile diaspora della rosa.

Milan quasi fuori dall’Europa League, Li Yonghong rifiuta un’offerta da 450 milioni

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Abbiamo scritto ieri della situazione complicatissima in cui versa il Milan, a un passo dall’esclusione per la prossima Europa League. Eppure oggi Repubblica racconta un incredibile retroscena: Mister Li avrebbe rifiutato un’offerta da 450 milioni di euro per il club rossonero.

Leggiamo: «Congelati i russi, rispunta inoltre la vecchia opzione del gruppo che fa capo all’immobiliarista di Dubai Al-Falasi. I cinesi hanno detto no a 450 milioni, compresi i debiti col fondo americano Elliott. Non vogliono scendere sotto i 750 milioni. Li avrebbe rifiutato anche un’altra offerta, per rimanere socio di minoranza al 25-30%, in attesa di tempi migliori per vendere il resto, magari attraverso una quotazione in Borsa o, come Thohir all’Inter, per farlo quando la valutazione del Milan sarà più alta per l’aumento dei ricavi». Solo che, come spiegato da Repubblica, i ricavi non aumentano ma sono addirittura in contrazione. E la possibile esclusione dall’Europa League aggraverà ancora di più la situazione.

Anche per questo, il quotidiano romano spiega come l’ala italiana del cda (Marco Fassone, Marco Patuano e Paolo Scaroni, già presidente dell’Eni sotto il governo Berlusconi) abbia indetto una riunione per «per studiare le vie legali atte a isolare la parte cinese del consiglio: il presidente Yonghong Li e i consiglieri Li Han, Lu Bo e Xu Renshuo. Il club è praticamente diviso in fazioni».

La decisione dell’Uefa

Il destino del Milan sarà un po’ più chiaro il 15 giugno prossimo, quando l’Uefa si pronuncerà sull’iscrizione alla prossima Europa League. Secondo Repubblica, la confederazione internazionale «contesta anche i conti attuali, non solo quelli dell’ultimo triennio di Berlusconi, e il mancato rifinanziamento del debito di Li con Elliott. Il Milan chiuderà il bilancio annuale a giugno con un passivo attorno a 90 milioni: occorrerà un aumento di capitale. Né ha convinto il piano di aumento dei ricavi di Fassone. Il fondo Elliott, il cui prestito da 303 milioni più interessi scade a ottobre, ha garantito con una dilazione delle obbligazioni l’iscrizione al prossimo campionato e si è presentato come garante della continuità all’Uefa, che può accettare la garanzia a patto che il fondo diventi il proprietario».

Repubblica spiega anche come tutti i conti del Milan rimandino a società con sede in paradisi fiscali (Lussemburgo, Isole Vergini). In questo modo, «nessun atto ufficiale consente di individuare un proprietario: il passaggio delle azioni non è avvenuto come un normale atto di vendita, ma come una semplice “girata” delle azioni. Tutto legittimo, tutto anonimo». Una situazione ancora più difficile da accettare, per l’Uefa. Che, proprio in questi giorni, ha aggiornato il fair play finanziario nel nome dell’assoluta trasparenza nella gestione dei club.

La Gazzetta dello Sport chiude il mosaico parlando del mercato che verrà: «Molti calciatori potrebbero restare delusi dalla bocciatura dell’Uefa. Bonucci su tutti, ma anche Biglia, Bonaventura, Rodriguez, lo stesso Donnarumma (consigliato da Raiola)». Insomma, la situazione è davvero complessa. E la soluzione è tutt’altro che a portata di mano.

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