Dopo il Mondiale e il sogno-Champions, Buffon e compagni potrebbero vedersi scippare lo scudetto da un avversario tecnico ma anche ideologico. Una condizione scomoda, dopo anni di dominio.

Leggere Tuttosport (tra le righe)
Quando questa mattina abbiamo scritto dell’ansia che ammanta i media juventini alla vigilia del match contro il Napoli, abbiamo riportato un articolo di Tuttosport che parlava del patto-scudetto bianconero. Nel testo, c’era una frase che ci ha colpito: «Il portiere vuole evitare un sinistro filotto di fallimenti nella stagione dell’addio al calcio (dopo il Mondiale sfumato allo spareggio e la perfida beffa di Madrid)». Il portiere in questione, ovviamente, è Gianluigi Buffon.
Ripercorrendo la stagione, troviamo Buffon in lacrime dopo Italia-Svezia e decisamente arrabbiato (eufemismo) dopo il Real Madrid. Due grandi delusioni, la prima l’abbiamo celebrata nella sua genuinità sportiva. Allo stesso modo, però, pensiamo ad un eventuale successo del Napoli domani sera. E al 20 maggio, cioè l’ultima giornata di campionato. Buffon saluterebbe il calcio dopo aver perso tutto, in una sola annata. Certo, ci sarebbe la Coppa Italia, ma ovviamente parliamo di trofei che segnano. Che fanno la storia. Di partite che valgono.
Leggere Tuttosport, farlo tra le righe, permette di intercettare questo sentimento di paura nei confronti della sconfitta. Una condizione emotiva che la Juventus, in Italia, non incontra da tempo. E che spaventa, eccome se spaventa.
Non solo Buffon
Questo è il vero problema, qui e così nasce la vera ansia. L’architrave del calcio italiano, ovviamente e giustamente juventina, ha visto sfumare il Mondiale. Poi ha “perso”, “ripreso” e “riperso” la Champions in una sfida bellissima contro il Real Madrid, a dieci mesi dalla notte di Cardiff. Ora è in lotta (vera) per il campionato con una squadra che è la sua esatta antitesi, dal punto di vista tattico e progettuale.
Insomma, si tratta di sicurezze radicate ma intaccate, profonde eppure messe in discussione dalla realtà. Qualcuno, a Torino e dintorni, ha parlato non a caso di ciclo finito. Non ancora, ma i primi segnali ci sono. Ecco, il terrore della Juventus sta nel perdere la sua aura di imbattibilità, almeno in Italia. Sta nel solo rischio di poter abbandonare il trono dopo anni di dominio, e di farlo dal punto di vista tecnico come ideologico. Deve essere una sensazione sgradevole, soprattutto dopo uno scudetto vinto da outsider (2012) e cinque anni di pura formalità tricolore. Mai, dal 2013 al 2018, il titolo era ancora in bilico a fine aprile. Poi è arrivato il Napoli di Sarri, al terzo anno di lavoro. Vediamo come va.