Nella notte del dramma sportivo di tutta Italia, il saluto di un campione come Buffon: «Dispiace non per me, il tempo è tiranno, ma per il movimento».
Il dolore di un 40enne
Nella notte del dramma sportivo italiano, si staglia la figura gigantesca di Gianluigi Buffon. La sua intervista postpartita (mentre il ct Ventura decide di non parlare ai microfoni) è un inno alla grandezza dello sport. Un campione del mondo, un 40enne all’ultima partita di un’incredibile carriera in Nazionale ha ancora la forza di piangere per un risultato sportivo. Avrebbe potuto salutare tutti, dire grazie e arrivederci, che tanto ho fatto il mio. E anche di più.
Invece, parole e lacrime. Parole tra le lacrime: «Dispiace non per me, ma per il movimento. Abbiamo fallito qualcosa che poteva essere importante a livello sociale. Questo è l’unico rammarico che ho, perché il tempo passa ed è tiranno ed è giusto che sia così. Dispiace che la mia ultima gara sia coincisa con l’eliminazione dal Mondiale».
Poi, il commiato definitivo: «Futuro del calcio italiano? C’è, perché noi abbiamo forza. Donnarumma, Perin e gli altri non mi faranno rimpiangere. Un abbraccio a tutti quelli che mi hanno sostenuto». Il saluto di un campione che dice addio nel momento più triste della storia del calcio italiano, dopo una sconfitta senza senso e senza precedenti. È la forza dello sport che si rinnova, la potenza del suo dolore e delle sue emozioni. Si ricomincia da questa sera, che abbiamo toccato il fondo. Sarà necessario, ma anche bello, ripartire proprio da qui. Da questo dolore. Ce l’ha spiegato Buffon. Che ha pianto, nonostante questa sconfitta non cambi nulla per la sua carriera. Sensazioni e comportamenti che può comprendere soltanto chi ha praticato sport a livello agonistico. Perché lo sport è una palestra di vita.