Anni Settanta, l’altro bambino entrava con chi non ne aveva. Papà si avvolse nel tricolore il 10 maggio. Stavolta toccherebbe a me farlo
di Lucio Pappadà
Era il 1970 ed avevo 8 anni, mio fratello 6. Io con la maglia del Milan di Sormani e lui con quella dell’Inter di Mazzola. Papà, sempre cuore azzurro del Napoli di Zoff e Altafini.
Credo sia stata quella la prima volta che ci portò al S.Paolo di una domenica.
“Accattatev’ a gomm’ (Brooklin) ca ‘a partit’ è nervosa !”.
“Accattat’ ‘o fischiett’ e fischiat’ a Benetti”.
Il secondo bambino affidato a chi non lo aveva
Con un solo biglietto dei distinti, comprato da papà dal marito bagarino della nostra cameriera rigorosamente indigena della Torretta, ci eravamo avviati con ampio anticipo per pranzare allo stadio.
Era il tempo dell’ingresso “con i bambini in mezzo” e il secondo affidato a chi non lo aveva. Ti dovevi abbassare per non essere più alto della sbarra ed entrare gratuitamente.
Mentre ci avvicinavamo ai cancelli ricordo solo la calca e chi scavalcava dalla curva A per accedere ai distinti. Le scale e il colpo d’occhio del rettangolo verde. Le gradinate, capaci di accomodare due file di persone in piedi, con i bambini davanti. La folla immensa del San Paolo.
Un giorno all’improvviso.
Poi l’84, quando lasciammo il biennio di ingegneria a via Claudio per dare il benvenuto a D10s ed ai suoi sette anni di regno. L’abbonamento ai distinti.
Il 10 maggio.
Quella domenica non la dimenticherò mai. Eravamo 90 mila o 100 mila, chi lo sa. Scattai una diapositiva a papà avvolto nel tricolore, al culmine della festa, sullo sfondo di una moltitudine umana stipata all’inverosimile.
Trent’anni dopo salgo gli stessi gradini di quello stadio e mi affaccio sul rettangolo verde.
Non ho più papà con me.
Avrebbe amato Sarri.
Stavolta toccherà a me avvolgermi nel tricolore.