Ancora una volta il calcio si gira dall’altre parte e si dimostra incapace di affrontare temi come il razzismo e l’antisemitismo negli stadi
La figuraccia di Lotito
Cinquantamila euro di multa per la Lazio. È finita così la vicenda delle figurine che ritraevano Anna Frank con la maglia della Roma. Figurine fatte entrare allo stadio Olimpico per Lazio-Cagliari. Si scatenò un putiferio, col presidente della Lazio Claudio Lotito che portò una corona di fiori in sinagoga e poi venne fuori un fuori onda in cui in aereo diceva: “Famo sta sceneggiata”. È poi finita con la corona gettata nel Tevere e il rabbino Di Segni che in un’intervista di qualche giorno fa al Corriere della Sera a proposito di Lotito ha detto all’intervistatore Aldo Cazzullo: “Io e lei ci siamo incontrati qui nella sinagoga di Roma, in una splendida mattina di sole, per parlare di Lotito?”.
Accolte le tesi difensive
La Procura della Figc aveva chiesto due turni a porte chiuse per la Lazio. Il Tribunale ha invece optato per una semplice sanzione. Ha accolto la tesi difensiva della società biancoceleste, e cioè che gli adesivi incriminati erano pochissime, che erano così piccoli da essere facilmente occultabili e sono stati individuati solo il giorno dopo. Insomma, alla Lazio sono state riconosciute le attenuanti del caso: le figurine sono entrate nonostante i controlli e le perquisizioni eseguiti. Ecco un estratto della sentenza:
Si ritiene che non sussistano i presupposti per infliggere la sanzione della disputa di due giornate a porte chiuse in quanto, in tal modo, verrebbe penalizzata la quasi totalità della tifoseria laziale per il becero comportamento di soli venti persone, subendo un danno economico derivante dalla mancata possibilità di assistere alle gare della propria squadra del cuore, soprattutto per coloro che sono in possesso di abbonamento. Tale sanzione risulta essere estremamente penalizzante per la parte di tifoseria sana che, di fatto, sarebbe ostaggio dei comportamenti inqualificabili tenuto da pochissimi pseudo tifosi e potrebbe portare al compimento di ulteriori atti emulativi sempre da parte di pochi sprovveduti che potrebbero provare ulteriore soddisfazione nel constatare quanto il loro comportamento sia in gradi di condizionare un’intera tifoseria.
La politica dello struzzo
Sarò anche vero. Resta la sensazione – forte, fortissima – che il calcio italiano sia completamente inadeguato a gestire situazioni gravi come il razzismo (vedi caso Koulibaly, ma non solo) e l’antisemitismo. Nonché di un senso di impotenza: l’incapacità di individuare i venti colpevoli e quindi l’ammissione di non riuscire a controllare gli stadi. La politica del calcio continua ad avere un comportamento pilatesco, come se fossero fenomeni che non riguardassero l’universo del pallone. La politica del calcio – e dello sport in generale – si gira dall’altra parte. Va da sé che simili atteggiamenti sono più dannosi che inutili.