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Inglese non è un fenomeno né un brocco: è l’ottavo cannoniere della Serie A

Tra gioco e dimensione tecnica, una riflessione su Roberto Inglese, sul senso del suo arrivo a Napoli. E sull’idea composita alla base dell’operazione.

Lo spunto

Napoli Outsider è un blog/account Twitter di critica sul Napoli. Spesso abbiamo citato i suoi articoli, qui c’è un’antologia. Ieri pomeriggio un suo intervento social ci ha dato lo spunto per parlare (in un certo modo) di Roberto Inglese. Sotto, vi mostriamo il punto di partenza del suo ragionamento.

Roberto Inglese

È un punto di vista composito, che condividiamo totalmente. Noi non siamo concordi sull’idea di acquistare un attaccante, che sia Inglese o equipollente – nel senso di valore assoluto, vorremmo Lewandowski, Benzema o Kane al Napoli ma ci pare inverosimile. L’abbiamo scritto qui, quando abbiamo invitato il Napoli a comprare Verdi (o comunque un esterno offensivo) invece del centravanti del Chievo. Che però è già stato preso e pagato, è un patrimonio del Napoli. E che il Napoli ha deciso di riprendere, per utilizzarlo come alternativa in attesa del rientro di Milik. Ecco, questo è il punto su cui non siamo d’accordo, ma prescinde dalla valutazione sul calciatore.

Proprio la valutazione, invece, rappresenta il tema citato da Outsider e su cui vorremmo discutere, su cui vorremmo dire la nostra. A parte i numeri, inequivocabili (7 gol in campionato in una squadra che ne ha segnati 19, quindi più di un terzo), c’è da aprire un capitolo sulle qualità tecniche del ragazzo. Più uno sulla sua dimensione. Napoli Outsider tratta condensa entrambi i temi in due tweet, ovviamente per questioni di spazio. Noi proveremo ad andare oltre.

Il gioco

Inglese è un profilo lontano, lontanissimo da Mertens. Questione di caratteristiche fisiche. È meno associativo di Milik, pur avendo una struttura similare. In ogni caso, però, possiede un’interpretazione più aderente al Napoli rispetto a quella di Pavoletti. Che, a gennaio scorso, presentammo come «un’alternativa valida non solo a Milik, ma a tutto il gioco d’attacco del Napoli». Pensavamo che il suo arrivo avrebbe potuto riportare la squadra a una condizione-zero, cioè ad essere un sistema in grado di azionare il suo terminale offensivo con manovre diverse, passaggi diversi, alti o comunque destinati a una lavorazione fisica a centro area. Non è stato così, il Napoli era ormai parametrato a Mertens e anche Milik ha pagato un po’ la nuova configurazione concettuale nella fase offensiva.

Succederà la stessa cosa con Inglese? Sì, probabilmente sì. Il centravanti del Chievo, però, ha impostazione diversa e quindi offre possibilità diverse. Un nostro focus tecnico/tattico, su di lui, ci spiega quali possono essere le differenze:

I 9 goal su 10 realizzati da Inglese con conclusioni all’interno dell’area di rigore ci dicono che è molto buono il modo in cui attacca gli spazi ridottissimi tra le difese schierate e che i suoi sono movimenti da nove puro. Al pari di quelli di Arek Milik che con i suoi 18 goal su 21 realizzati con conclusioni dall’interno dell’area di rigore, rispecchia appieno le caratteristiche realizzative del “vero nueve”

E poi è una questione di movimenti: Inglese, a differenza di Pavoletti, è un’alternativa più pura (a Milik) e non un’integrazione. Anche se la qualità nei fondamentali dei due calciatori non è paragonabile, Inglese ha la capacità di esplorare l’intero fronte offensivo, di leggere la zona di campo in cui occorre aiutare i compagni nella costruzione del gioco. Sotto, la sua heatmap riferita alla partita di ieri.

La dimensione

Il secondo tema è estremamente semplice. Vi riportiamo una frase che abbiamo scritto un anno fa su Pavoletti.

Era possibile pensare a qualcosa di meglio, che però non è facile trovare a gennaio. Va riconosciuto anche questo, al Napoli. Che ha preso il miglior profilo disponibile sul mercato italiano, pur con tutte le incertezze di questa condizione.

Ecco, siamo di nuovo nella stessa condizione. Il Napoli aveva inizialmente deciso di prendere Inglese per renderlo parte del progetto, per trattarlo come capitale in sede di mercato. Poi ha optato per un utilizzo diverso di questo patrimonio, spinto dal (nuovo) stop per Milik. Ci sta, noi non siamo d’accordo (scottati da Pavoletti) ma è una valutazione abbastanza calata nella realtà.

Proprio per la sua dimensione, per le possibilità economiche e tecniche del Napoli, ci chiediamo: chi meglio di Inglese? Noi avremmo risposto: un giovane di un campionato straniero, un profilo alla Zapata su cui scommettere che poi magari ci esce fuori il colpaccio di mercato oppure non fa niente. Un eventuale plusvalore, in campo o nei libri contabili. Ma Inglese resta la scelta più sicura, perché tra Serie A e calcio estero in cui è possibile spendere non c’era e non c’è una soluzione migliore. Che dia più garanzie. Più percorribile. E che, soprattutto, è già messa a bilancio.

Valutare (male) il suo acquisto in maniera preventiva ci pare ingeneroso. Questo non vuol dire che lo valutiamo positivamente o per forza positivamente, come scritto più volte avremmo scelto altri tipi di soluzione, ma solo a livello concettuale. Inglese non è Lewandowski, ma il Napoli non può prendere Lewandowski. Né tantomeno Batshuayi, oppure Zaza. Inglese sì: tutto è sensato, ha una sua logica tecnica e commerciale. Aspettiamo Roberto, siamo pronti ad accoglierlo e nel caso ad applaudirlo. Fischiarlo prima: ha senso?

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