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Mertens per il Pallone d’Oro: una lezione sul calcio, e su Higuain

Mertens è diventato un grande attaccante, tanto da entrare nei dei trenta di France Football. In dieci mesi, come è possibile riscrivere certe gerarchie.

Mertens per il Pallone d’Oro: una lezione sul calcio, e su Higuain

Il turning point a dicembre

Dries Mertens è diventato centravanti allo stadio Sant’Elia di Cagliari. Era il giorno 11 dicembre 2016. Non si può scegliere il luogo degli eventi speciali, ma di certo ci sono stati meno suggestivi, in Italia. In realtà alcune avvisaglie c’erano state già prima: Napoli-Lazio, ad esempio, ma quella volta la palla non è entrata. Oppure Napoli-Besiktas e Napoli-Empoli, due gol in due partite ma nessuna esplosione fragorosa. Poi Cagliari, come detto, una tripletta e tutto cambiò. Mertens centravanti, non Falso Nueve, grazie e arrivederci. Ancora oggi è così, povero Milik, ma il calcio è competizione e competitività. A volte anche sfortuna nera, cieca, bastarda.

In tutto questo, una certa parte di Napoli vedeva Higuain segnare e si chiedeva “dove sarebbe arrivato il Napoli con Higuain”. In realtà sembrava chiederselo anche Sarri, che in numerose interviste ricordava l’assenza dell’argentino finito alla Juventus. Mentre lo faceva, però, lavorava al tornio del grande allenatore: la conversione di Mertens in attaccante è una sua invenzione, una sua intuizione, un suo colpo di genio. È giusto dire che quando ieri il mondo del calcio vero, France Football intendiamo, ha scelto Mertens piuttosto che Higuain, gran parte del merito è ascrivibile al suo lavoro.

Oggi

Come detto ci ha pensato France Football a certificare che qualcuno sbagliava, o comunque esagerava, nell’affrontare il post-Higuain stracciandosi le vesti. Il Napoli si è ritrovato con un MIlik in più, ma poi ha trovato Mertens. Che, come detto sopra, è un’intuizione geniale mista a fortuna. È il frutto di un certo lavoro e di un tentativo di trasformazione. È il sostituto interno di Higuain, ha dimostrato che il calciomercato è una parte importante del discorso, ma che a volte può essere superata con altre forze. Le idee, per esempio. La fantasia, che poi è la stessa cosa.

Non abbiamo dimenticato la componente fortuna, ma alla fine i colpi più grandi nella storia del calcio sono proprio questi: Dybala, l’uomo che rappresenta la Juventus (con Buffon) nella rosa dei candidati al Pallone d’Oro, è stato acquistato dal Palermo. Era un’incognita, quasi come Mertens ai tempi del Psv. È riuscita, è andata bene, come Pogba o Cavani o Asensio. Non è difficile fare centro se acquisti Higuain o Cristiano Ronaldo. È molto più bello fare jackpot con questi colpi così.

Il Napoli, oggi, ha trovato una quadratura quasi perfetta con Mertens. È cresciuto (i risultati sono migliori rispetto a tutte le stagioni con Higuain) insieme al suo nuovo attaccante, pare stia cercando di diventare grande in senso assoluto. È la dimostrazione che esistono strade che sembrano improvvisate, ma che invece si rivelano essere veloci e pure panoramiche. Basta avere il coraggio di prenderle, senza la paura di perdersi.

Lezione

Come abbiamo scritto ieri, la candidatura di Dries Mertens al Pallone d’Oro è un riconoscimento al Napoli. Oggi abbiamo scritto che è un riconoscimento a Sarri. Ma è soprattutto una lezione: c’è altro, tanto altro, oltre una certa percezione del calciomercato. C’è il lavoro di una società, di un allenatore, di ics giocatori che restano e provano a fare il meglio. C’è il senso del gioco del calcio, che da sempre premia chi spende di più ma a volte ricorda di fregiare anche gli altri con medaglie e trofei. Mertens e il Napoli fanno ancora parte di questi altri, ma stanno studiando il modo per fregare lo status quo. Intanto, hanno riscritto in positivo una certa narrativa su Higuain, su un post-Pipita che doveva essere una cosa e che invece si è rivelata (poter) essere un’altra. Tanto che lui, Gonzalo, nel listone del Pallone d’Oro non c’è. Dries Mertens, invece, è dentro. Come attaccante.

Ecco, alzasse la mano chi credeva potesse succedere. È successo. Può succedere. Da dicembre a oggi, dieci mesi per cambiare alcune gerarchie predeterminate. Andiamo avanti, e vediamo.

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