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Un giorno a scuola un bambino dirà: “Da grande, voglio essere il gol di Mertens”

Il gol di Mertens è un’alba vista da Posillipo, è un versetto dell’Apocalisse che profetizza la fine del circolo privato degli opinionisti

Un giorno a scuola un bambino dirà: “Da grande, voglio essere il gol di Mertens”
La rovesciata di Mertens (Photo Matteo Ciambelli)

Cinque secondi di una parabola durata un secolo

Cinque secondi di una parabola durata un secolo. Quattro secondi dal tocco di Strakosha all’impatto, tre secondi per raggiungere la palla, due secondi per pensare e toccare col pennello quella tela che si è manifestata nel museo del pallone. Un secondo per abbracciarmi il televisore e immaginarmi in Midnight in Paris circondato da fenomeni dell’arte. Il goal di Mertens è un versetto dell’Apocalisse che profetizza la fine del circolo privato degli opinionisti. È un Diego, prima maniera, un bacio a quindici anni dalla più bella della scuola, davanti a tutti!

Il goal di Mertens è stato così eccitante, immediato, che è parso come l’sms prima delle vacanze con scritto “Bonifico effettuato!”

Un endecasillabo dantesco

Il goal di Mertens è un’alba vista da Posillipo, un endecasillabo Dantesco, divino come la commedia a cui assistiamo, nei post-gara. Il goal di Mertens è quel silenzio sognato dopo che tua moglie decide di andare dal parrucchiere. Il goal di Mertens è l’amaca sospesa tra un giardino di limoni e il mare di Sorrento. Quando ai posteri racconteranno del calcio italico, diranno di lui che fu un calice levato ai cieli di Roma, da un elfo indemoniato, figlio di un Maestro senza eguali. Il goal di Mertens è il disordine che riconcilia la follia con la ragione, è l’innata certezza di un visionario che riconosce il suo capolavoro dal solo pensarlo. A scuola, alla solita domanda su chi vuole essere da grandi, qualcuno risponderà: “Il goal di Mertens”. Per innamorare, per farsi amare.

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