«La Serie A non è più un modello» per il dg della Ligue 1. In Francia ci sono progetti interessanti, ma Repubblica è troppo severa con il nostro calcio.
L’articolo su Repubblica
«Per ricchezza, risultati, addirittura impatto sul mondo». Scrive così, Repubblica, in merito alla possibilità e agli ambiti per cui la Ligue 1 sembra destinata a superare la Serie A. La visione è pessimistica, forse non pienamente realista (nella classifica Deloitte del fatturato 2017, un solo club francese contro quattro italiani nella Top 20), ma si basa anche sul momentaneo “up” per il caso Neymar. Che, di certo, rende il campionato transalpino molto più interessante – a livello di mercato – rispetto a quello italiano.
Altre suggestioni per cui pensare che la Ligue 1 sia in rimonta sulla Serie A arrivano dagli incassi dei diritti televisivi, in forte crescita, e sull’appetibilità per gli investitori stranieri. Leggiamo: «Grazie alla spietata (ma lì almeno leale e non opaca) concorrenza fra tre diversi operatori – Canal+, BeIn Sports e Sfr Altice -, crescono i ricavi dei tv rights. L’ultimo contratto, con scadenza 2020, porterà nelle casse dei club 726 milioni all’anno, quasi 3 miliardi in totale (+20% rispetto al precedente accordo, con partite trasmesse da Canal+ e BeIn Sports), mentre due mesi fa Sfr Altice si è aggiudicata i diritti di Champions ed Europa League per il triennio 2018-2021 per 350 milioni a stagione, quindi oltre 1 miliardo». […]
«Il Lione ha ceduto il 20% ai cinesi, gli Usa si sono presi il Marsiglia, il Nizza è all’80% di cinesi e americani, l’ispano-lussemburghese Lopez ha comprato il Lille e dato mani libere a Bielsa, ed è arrivato anche Ranieri al Nantes».
Crescita e autoreferenzialità
Anche noi abbiamo scritto di una Ligue 1 molto interessante, viva dal punto di vista tattico e del progetto. Questo, però, non deve portare per forza a svilire un torneo in cui giocano Juventus, Milan, Inter, Roma, Napoli e altri club con proprietà forti, italiane (Sassuolo su tutti, poi il Torino e l’Atalanta) e straniere (Bologna). Certo, non siamo più un modello di gestione e management. Lo dicono anche in Francia, si sa che sono molto autoreferenziali. Nel pezzo di Repubblica trovano spazio le dichiarazioni di Didier Quillot, dg della Lega: «I nostri modelli sono Premier League, Liga e Bundesliga. La Serie A non è più un punto di riferimento».
Ha ragione, fino a Neymar. Ma non oltre il brasiliano, e ovviamente il Psg. Che ha riscritto le gerarchie economiche, ma non è riuscito ancora a cambiare quelle sportive. Vedremo se l’impatto del fuoriclasse ex Barça basterà. Repubblica batte su questo («Del resto un Neymar non potrebbe in nessun caso giocare in serie A, e come lui nessuno dei grandi del mondo. Preferisce
il Psg e la Francia, ma guarda un po’») per screditare il nostro calcio. Ma è decisamente troppo severa. Lo dicono i risultati (la Francia non vince un trofeo europeo di club dal 1996 e non raggiunge una finale dal 2004); lo dicono i numeri dei fatturati. La rimonta c’è, ma è ancora presto per i de profundis.