In realtà Pepe Reina va amato così com’è, va accettato, l’errore è necessario e la perfezione non esiste. Napoli, invece, lo discute come uno di famiglia.
Saverio
«’O purtiere a Napoli è un’istituzione, è calore, è quella persona che inevitabilmente entra nella quotidianità dei condomini». Come non ricordare lo strepitoso Casillo in così parlò Bellavista? Geniale! Così come il sacro Pepe Reina, il fratello maggiore della città, quello che da sempre deve cominciare un discorso “p’appara’ qualche situazione”.
Andaluso, faccia da duro, calvo come ahimè il nostro mal ridotto Vesuvio, mani giganti e sex appeal che ha avvicinato più donne a calcio che i cinquestelle alla politica. Pepe ha i piedi così raffinati, che quando i compagni si atteggiano a battere i corner lui guarda il pubblico e se la ride perché di sicuro li metterebbe a pennello.
Discutere un parente
È diventato così di famiglia che se ci manca il caffè, oltre alla signora affianco ci viene da chiederlo a lui. Ecco, questo è il problema. È diventato tanto napoletano da poterlo attaccare. Oramai lo si discute, mentre all’Olimpico la Sud sta ancora cercando di schiarirsi l’urlo strozzato in gola.
Embè, capita, Peppi, tu che ci hai amato incondizionatamente,che ci hai scelti senza aspettare i saldi, ci hai presi e aiutati a farci fare la voce grossa. Tu che hai preso il pensiero di una delle piazze più calde e umorali di Italia e lo hai stampato con orgoglio sui tuoi guanti. Pepe sfugge all’idea classica che si ha dei portieri, soli di spalle alla porta, lui sta avanti alla sua gente a protezione dei suoi compagni.
Filosofia napulegna
Reina è divenuta una filosofia napulegna, idea regina di un uomo che non si può discutere, ma lo si deve accettare. Non si ama una donna solo finché è attraente, ma la si sceglie per non metterla più in dubbio. Ecco, Pepe va tenuto finché carta d’identità non impone un commovente addio. Pepe Reina è la maschera del coraggio di questa squadra, è il pilota del Sarrismo che naviga su linee impensabili.
L’errore è necessario, la perfezione non esiste, ma se sbaglia un portiere l’evidenza è il boia insensibile. Caro Pepe, rubo al grande Benedetto la chiosa, lui che fu in quel film, il gran portiere. “Prufesso’ resistete! Resistete!”