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Come gioca l’Atalanta: intensità e Gomez, in attesa della miglior condizione

Nonostante i cambiamenti, la nuova Atalanta è una squadra coerente con l’ultima edizione: duelli individuali e transizioni. anche se c’è qualcosa da limare.

Come gioca l’Atalanta: intensità e Gomez, in attesa della miglior condizione

E’ stato certamente troppo modesto e fatalista, Giampiero Gasperini, quando nella sua intervista al ‘Mattino’ ha dichiarato che il Napoli si può fermare solo con fortuna e casualità. In quanto fatto dalla sua Atalanta, anche nei due confronti con gli azzurri della passata stagione, soprattutto in quello di ritorno al San Paolo, non c’era nulla di casuale, ma principi di gioco ben definiti e perfettamente riconoscibili. Logico che il tecnico bergamasco abbia voluto anche fare un po’ di pretattica con le sue affermazioni, celando eventuali contromosse a sorpresa. Ma l’Atalanta è sempre coerente e fedele a se stessa, con i suoi molti pregi, e il tecnico di Grugliasco questo lo sa benissimo.

Anche nella prima gara di campionato, persa contro la Roma, la prova atalantina è stata nel complesso all’altezza della situazione. E’ vero, e qui Gasperini non ha mentito, che rispetto alla stagione scorsa la squadra ha perso elementi chiave, come erano Kessié e Conti (e con la situazione di Spinazzola, al momento, tutta da decifrare). L’impianto resta di tutto rispetto, anche se qualcosa, ovviamente, con l’inserimento di nuovi giocatori nel contesto andrà limato. Contro i giallorossi, ben 18 palle perse dai giocatori di Gasperini, a fronte delle meno di 13 di media della passata stagione. Sintomo di un maggior livello di imprecisione che sicuramente il tecnico cercherà di correggere.

La partita con la Roma

La partita della settimana scorsa ha seguito un andamento peculiare e per certi versi difficilmente prevedibile: a un primo tempo equilibrato in cui entrambe le squadre hanno provato a farsi male, ha fatto da contraltare una seconda metà di gara in cui Di Francesco ha sostanzialmente badato solo a difendere il vantaggio acquisito nella prima frazione: importante soprattutto mettere in cascina i primi tre punti, per mettere a punto come si deve il proprio sistema di gioco ci sarà tempo.

Le statistiche, da questo punto di vista, non mentono affatto: bilancio conclusivo di 16 tiri a 6 per l’Atalanta (la Roma ha tirato nella ripresa una sola volta verso la porta), possesso altrettanto nettamente a favore dei bergamaschi (57-43%), passaggi chiave per occasioni reali o potenziali 14 a 5. Atalanta che qualche piccola difficoltà nel fare la partita l’ha palesata, ma l’82% di passaggi riusciti è dato pienamente assimilabile all’81,7% dello scorso anno, per cui da questo punto di vista nessuna novità di rilievo.

Ha bisogno, evidentemente, di un po’ di rodaggio Petagna, che se lo scorso anno si attestava su un ottimo 81,4% contro i giallorossi ha totalizzato un mediocre 55,6%. L’imprecisione del centravanti boa, unita alla poca capacità di Kurtic di entrare in partita in fase di possesso (solo 30 palloni giocati), ha reso la manovra offensiva dell’Atalanta un po’ troppo prevedibile, con il solo, solito Gomez (3 conclusioni, 7 passaggi chiave e 7 dribbling) che è riuscito a essere efficace.

Intensità

Dal punto di vista dello schieramento in campo e dei movimenti, per il resto, è stata un’Atalanta non diversa da quella che conosciamo, pur con interpreti nuovi in alcune zone di campo. Solito 3-5-2 asimmetrico, con Gomez che in fase di ripartenza tende a spostarsi quasi al limite della linea laterale sulla sinistra ed esterni di centrocampo piuttosto alti ad accompagnare l’azione.

Contro il 4-3-3 giallorosso, Gasperini ha provato la tattica, riuscitissima per esempio contro il Napoli la scorsa annata, dell’aggressione immediata di Gomez e Petagna ai due centrali difensivi e di Kurtic al centrocampista centrale per soffocare la circolazione palla dal basso, recuperare la palla nella metà campo avversaria e provare a ripartire. Una situazione vista già dopo pochi minuti coi giallorossi e che Sarri avrà sicuramente memorizzato.

Alisson gioca palla su Manolas, sul quale si fionda Gomez. Kurtic è già su De Rossi, con Petagna che dopo il pressing sul portiere giallorosso può comunque rendere difficile lo scarico su Juan Jesus. Il difetto di comunicazione dei giallorossi a Manolas sul posizionamento di Gomez e il controllo sbagliato del greco avranno parte importante nella ripartenza immediata, ma conta l’idea: pressing alto appena si può.

La posizione di Kurtic da trequartista in quello che diventa una sorta di 3-4-1-2 in alcuni momenti, in entrambe le fasi, è una delle chiavi del gioco dell’Atalanta, e sebbene lo sloveno non abbia disputato, come dicevamo, un’ottima partita, si è comunque segnalato, in fase di pressione come di impostazione e conclusione della manovra. Leggerne i movimenti, per il Napoli, sarà di cruciale importanza.

Azione classica dell’Atalanta: palla a Gomez che scappa sulla sinistra e punta il diretto avversario. Kurtic, che ha servito l’argentino, scatta quindi in mezzo a due centrocampisti giallorossi, trovandosi lo spazio tra le linee, con la difesa che si abbassa a protezione dell’area. De Rossi all’ultimo rinviene e disturba la conclusione dello sloveno ma qui abbiamo proprio una delle situazioni che il Napoli soffre di più una volta persa palla.

Passiamo ai difetti, nella fisarmonica atalantina nelle due fasi. Tempistica e correttezza dei movimenti sono essenziali nella riuscita del pressing, che se fatto male può esporre ai pericoli di ripartenze improvvise e in qualche caso letali. La Roma, a metà prima frazione, dimostra di aver imparato la lezione e imposta una controgiocata che spiega come far male al dispositivo di Gasperini.

Nuovo tentativo di pressing ultraoffensivo dell’Atalanta, apprezzabile per la mentalità (sette uomini nella metà campo giallorossa), molto meno per l’esecuzione. Masiello esce molto fuori dalla sua zona lasciandola scoperta, Bruno Peres va a prendere la traccia interna, letta benissimo da De Rossi, nella zona di campo scoperta, con Freuler che non si accorge assolutamente di dover coprire. Peres può partire in velocità verso la metà campo avversaria e servire Defrel, che prenderà il tempo a Gosens, ma sbaglierà il tiro davanti alla porta.

Nella ripresa, come detto, il canovaccio della partita cambierà molto, con la Roma a presidiare la propria metà campo, di fatto rinunciando quasi a ripartire. Con la necessità di fare maggiormente la partita, all’apporto tattico e agli inserimenti di Kurtic Gasperini preferirà la tecnica del suo connazionale Ilicic, che farà molto bene: in 25 minuti scarsi, più palloni toccati di lui (32 a 30), quattro conclusioni verso la porta e un dribbling riuscito. L’ex Fiorentina è un’ottima arma a partita in corso per l’Atalanta, di cui si dovrà tenere necessariamente conto.

Il duello decisivo

Il piano gara di domenica sera sembra già piuttosto chiaro: Napoli a fare la partita, Atalanta con il primo scopo di distruggerlo, non in maniera passiva ma cercando sempre di ribaltare il fronte il più rapidamente possibile. Da questo punto di vista, occhio al duello in fascia tra Gomez e Maggio. Se è vero che il numero 11 ha probabilmente maggiore velocità di Hysaj (squalificato) per tenere l’uno contro uno dell’argentino, dovrà però fare attenzione a tenere sempre le distanze con il resto della linea difensiva e al tempo stesso con il proprio avversario, per non concedergli troppo campo.

Tra centrocampo e difesa, Gasperini potrà scegliere in alcuni momenti di rendere il proprio modulo un 5-3-2 in fase passiva, per avere parità numerica in tutte le zone nevralgiche, in fascia come al centro. Lo scorso anno, i duelli individuali, specie a metà campo, condannarono il Napoli in entrambe le partite. Stavolta, bisognerà innalzare l’asticella del rendimento. Sapendo di poter contare, a gara in corso, su energie fresche senza che la qualità ne risenta.

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