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I dieci registi più forti della storia del Napoli  

Da Di Costanzo fino a Jorginho, passando per i tempi d’oro di Romano e Alemao, storia e storie dei migliori costruttori di gioco nella storia del Napoli.

I dieci registi più forti della storia del Napoli   

È vero, una volta al regista assegnavi la maglia numero ‘otto’ ma spesso anche la ‘dieci’. Gli almanacchi si ostinavano a scrivere ‘mezzala di punta’, ‘interno’, ‘mezzala destra’ o semplicemente ‘mezzala’. Il classico ragionatore di centrocampo non andava oltre quelle due maglie, basti pensare a Rivera, che non avrebbe rinunciato alla ‘dieci’ per tutto l’oro del mondo o al nostro Juliano che è sempre stato identificato con la ‘otto’. Stesso ruolo, in fondo, quello di far giostrare e far ragionare la squadra, essere un po’ metronomo ed un po’ fantasista, un po’ combattente ed un po’ razionale nei cambi di gioco. Essere il perno di centrocampo, quello che possiede la chiave del gioco per aprire le difese avversarie. Oggi lo chiamano ‘centrale di centrocampo’ ma tant’è. Tecnica, visione di gioco, dribbling e precisione, fulcro del gioco, da qui non si può prescindere.

10. Thern Jonas – 1967 (48 presenze, 1 gol)

Il biondino svedese, 75 volte in nazionale, arrivò a Napoli dal Benfica per 5 miliardi di lire tra i mugugni generali. “E questo chi è?” si chiedevano i tifosi perplessi. Si rivelò, invece, un ottimo metronomo ed equilibratore del centrocampo di Ranieri e con lui, Zola, Crippa e Policano la squadra del mister romano girò ottimamente . L’anno dopo con Lippi giocò un po’ meno ma il suo apporto di coordinatore del centrocampo formato da Pecchia, Bordin e Corini fu ugualmente essenziale. Oggi, dopo varie esperienze da allenatore, fa l’osservatore della Svezia.

9. Rossetti Gino – 1904 – 1992 (120-27)

In realtà si chiamava Rosetti ma per un errore dell’anagrafe prese la doppia ‘s’. Veniva dal Torino, dove era stato protagonista di un formidabile trio con Libonatti e Baloncieri. Negli anni in cui giocò Rossetti II i giocatori non avevano i numeri sulle maglie ma lui incarnava il regista perfetto tra Ferraris, Buscaglia e Visentin. A Napoli segnò tantissimo per le sue spiccate doti di mezzala ma aveva anche un senso tattico fuori dal comune per essere un giocatore del calcio dei ‘pionieri’. Non gli mancarono nemmeno forza e temperamento e quando lanciava a rete quei due animali da gol di Vojak e Sallustro era davvero un bel vedere.

8. Di Costanzo Egidio – 1922-2009 (153-8)

Inseriamo il napoletano Di Costanzo tra i registi poiché negli almanacchi si parla di ‘mezzala destra’ e per quanto ebbe a dichiarare il commissario tecnico della Nazionale, Pozzo, il quale disse: “Dopo Loik (colui che faceva girare il Grande Torino, ndr) c’è Di Costanzo del Napoli”. Crebbe nel vivaio azzurro e giocò con la squadra del suo cuore sia in A che in B lungo l’arco di 10 anni, dal 1941 al 1951. Elegante e preciso nel tocco di palla, resta epico il gol che segnò a Firenze e la cui scarpetta fu esposta nel bar Fiore al Rione Vasto. Fu anche allenatore del Napoli nel 1968/69 quando sostituì per alcune partite il ‘congelato’ Chiappella.

7. Boghossian Alain – 1970 (54-4)

Di origini armene, francese ‘provenzale’, arrivò nell’estate del 1994 con i vari Cruz, Agostini, Rincon e Carbone in una società che aveva perso Lippi e con Guerini stava cercando di ripartire da capo. Invece le difficoltà furono subito evidenti e Boskov, che subentrò dopo poche giornate, non lo vedeva molto. Andò un po’ meglio l’anno dopo ma il tecnico slavo non lo considerava un titolare inamovibile. Diventò, invece, il perno del centrocampo di Simoni sia in fase di impostazione che come uomo che andava a coprire in caso di necessità. Fu, ad ogni modo, anche lui travolto dal crollo finale di quella squadra. Non gli mancava la tecnica e la determinazione e con l’esperienza diventò anche un buon costruttore di gioco. Peccato per i diversi infortuni patiti, poteva essere un top player.

6. Vinazzani Claudio- 1954 (188-4)

Tecnicamente non era un mostro ma dovette sostituire, nelle intenzioni della società il ‘mostro sacro’ Juliano. Prima lo affiancò rubandogli il mestiere e poi, quando ‘Totonno’ per ripicca andò a chiudere la carriera a Bologna, Di Marzio gli affidò le chiavi del centrocampo azzurro, sebbene fosse più portato a combattere che a impostare. Lui ci provò e con caparbietà, volontà e determinazione, fece girare i vari Pin, Majo, Filippi, Caso, Guidetti e Nicolini fino al 1982-3. Quando lasciò Napoli e la fascia di capitano ci rimase veramente male perchè in città aveva messo radici ed aperto una attività commerciale nella zona dello stadio. Fu, però, da giocatore laziale, coinvolto nello scandalo scommesse del 1985 quando fu radiato dalla Commissione d’Appello federale.

5. Jorginho Luiz Frello – 1991 (100 – 0, dati da aggiornare)

Il signor Frello, ormai naturalizzato italiano, incarna la figura del regista moderno. Se ci deve essere un ‘otto’ non può essere che lui. Non si vedono ancora i gol, lontane le cifre di quando giocava a Verona e segnava con discreta regolarità, ma l’importante è che i gol li faccia fare agli altri. Centrocampista centrale, talento puro, dà il meglio di sè in mezzo al campo e davanti alla difesa. A lui, recordman di giocatore che tocca più palloni, viene dato il compito di far viaggiare la palla e dettare i tempi delle geometrie di Sarri. La sua più grande ‘giocata’ è stata quella di togliere il posto a Valdifiori, comprato apposta per fare il regista. Considerato che il suo cartellino è costato ‘solo’ 8 milioni in totale pensiamo che il Napoli abbia fatto un grosso affare.

4. Alemao Ricardo – 1961 (93-9)

Biondo come un tedesco, il Napoli lo prese dall’Atletico Madrid per 4 miliardi di vecchie lire. Il suo nome è legato alla monetina di Bergamo ma soprattutto alle tantissime emozioni che ci ha trasmesso nel vederlo in campo, gol della finale di UEFA incluso. Forte fisicamente, anche se poteva sembrare una acciuga, tenace nei contrasti, ottimo nell’impostazione, grande senso tattico, corsa e continuità incredibile, fu il classico regista davanti alla difesa non disdegnando incursioni in avanti. Nel primo anno giocò poco per una fastidiosa epatite ma poi, con Fusi, Crippa e De Napoli, diventò il vero regista ‘occulto’ dietro a Maradona. Vinse uno scudetto, una Coppa UEFA ed una Supercoppa italiana e, per una beffa del destino, fu ceduto proprio all’Atalanta.

3. Pecci Eraldo – 1955 (24-1)

Uno dei più grandi rimpianti del Napoli che stava costruendo la squadra per lo scudetto fu quello di non riuscire a trattenere Pecci ‘Piedone’ (indossava scarpe 44), un regista che Allodi volle subito in azzurro dopo le esperienze di Torino (dove sostituì Ferrini), Bologna (dove sostituì Bulgarelli) e Firenze (dove sostituì De Sisti). Il Von Karajan, il direttore dell’orchestra che aveva paura di viaggiare in aereo, sapeva mettere la palla al posto giusto, un artista del lancio, un geometra del calcio. Fuori dal campo era uno spasso, seppe tenere unito lo spogliatoio finché resto nella nostra città. Poi, lasciando un vuoto incolmabile, decise di tornare dalle sue parti, nella sua Romagna.

2. Romano Francesco- 1960 (65 -5)

Quando Pecci abdicò arrivò lui, Ciccio la ‘Tota’, come lo chiamava Maradona. Uno dei colpi di mercato più clamorosi della storia del Napoli nel rapporto qualità-prezzo. Lo pagarono due miliardi dalla Triestina, serie B. Arrivò per equilibrare la squadra e ci riuscì alla grande. Non a caso la ‘Tota’ era la mamma di Diego e come guidava la famiglia lei non lo faceva nessuno. Romano, da Saviano ma emigrato al nord , era il tom tom di quel Napoli che arrivò allo scudetto. Le sue qualità furono subito evidenti quando, tre giorni dopo le visite mediche era già in campo a comandare la squadra.

1. Juliano Antonio – 1942 (394-26)

Dici Juliano e dici Napoli calcio. Partecipò a tre mondiali, Inghilterra 66, Messico 70 e Germania 74, campione d’Europa con l’Italia nel 1968, giocò 6 minuti nella finale persa contro il Brasile nel 1970. Romantico il suo acquisto dalla Fiamma Sangiovannese, in cambio di qualche pallone ed una serie di magliette, Pesaola è stato il suo mentore facendolo debuttare giovanissimo mentre Sivori e Altafini gli hanno insegnato il ‘mestiere’. Dopo, ancora molto giovane e con la sua serietà di napoletano atipico, dedito al sacrificio, ha fatto tutto da solo ritagliandosi uno spazio importante nel calcio italiano degli anni 60 e 70 dove i maggiori club lo avrebbero voluto nelle proprie fila.

Leader maximo in campo e fuori, vero fulcro del gioco degli azzurri per 16 anni, sognò lo scudetto e un suo gol, quello contro la Juve a Torino, lo stava consegnando al Napoli. Poi prima Zoff gli negò la gioia del raddoppio e poi Altafini bucò Carmignani facendo svanire il sogno di una vita. Determinante la sua cocciutaggine anche da dirigente quando, dopo un mese di estenuanti trattative, portò Maradona al Napoli.

La prima puntata, sui portieri, è stata pubblicata il 10 novembre 2016
La seconda puntata, sui terzini destri, è stata pubblicata il 4 gennaio 2017
La terza puntata, sui terzini sinistri, è stata pubblicata il 19 gennaio 2017
La quarta puntata, sui liberi, è stata pubblicata il 14 marzo 2017
La quinta puntata, sugli stopper, è stata pubblicata l’11 giugno 2017
La sesta puntata, sui mediani, è stata pubblicata il 17 giugno 2017
La settima puntata, sulle ali destre, è stata pubblicata il 25 giugno 2017
Foto archivio Morgera
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