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I dieci portieri più forti della storia del Napoli

Da Sentimenti a Pepe Reina, passando per Bugatti, Bandoni, Zoff, Castellini, Garella. Chi è stato il più forte?

I dieci portieri più forti della storia del Napoli

“Il portiere ha sempre la colpa. Gli altri giocatori possono sbagliarsi di brutto una volta o anche di più, ma si riscattano con una finta spettacolare, un passaggio magistrale, un tiro a colpo sicuro: lui no. La folla non perdona il portiere. Con una sola papera rovina una partita o perde un campionato, e allora il pubblico dimentica tutte le prodezze e lo condanna alla disgrazia eterna” (Eduardo Galeano, “Splendori e miserie del gioco del calcio”)

10) Morgan De Sanctis – Classe 1977, abruzzese testa dura, è considerato ancora uno dei portieri più bravi d’Europa. Gioca nel Monaco in Francia dopo aver fatto le fortune di Udinese, Napoli e Roma. Nella città del Golfo diventa un idolo dei tifosi ai quali dedica un’intera pagina del Corriere dello Sport quando si trasferisce alla Roma per ringraziarli dell’affetto e del sostegno ricevuto. Un po’ pirata lo era Morgan, reattivo, affidabile, pronto e bravo nel piazzamento. Tutti gli hanno riconosciuto poco coraggio nelle uscite, forse la sua unica pecca. A lui sono legati due record: l’imbattibilità casalinga di un portiere del Napoli di 799 minuti (il precedente era di Castellini e resisteva dal 1981-2) e l’essere stato sempre presente per due campionati consecutivi. Fu anche ottimo para rigori, giocò per 147 volte con i colori azzurri, vinse la Coppa Italia nel 2012.

De Sanctis

De Sanctis

9) Claudio Garella – Classe 1955, con lui nacquero le “garellate” e la critica lo massacrò per un bel periodo di tempo. Quando poi fu protagonista a Verona, ergendosi a baluardo della porta dei veneti, parando coi piedi, col sedere, con le ginocchia e con tutto ciò che era fuori da ogni concetto dell’essere “portiere”, i giornalisti iniziarono a vedere in questo sgraziato e lungagnone giovanotto piemontese, fin troppo genuino se vogliamo, un atleta che poteva portare punti alla propria squadra. E così fu. Allodi pregò i veneti per farselo dare, intravide in lui l’estremo difensore che avrebbe potuto dare il primo scudetto al Napoli. Garellik si inserì bene nella realtà napoletana, gli volemmo bene anche se il rapporto finì male. Fu, infatti, tra i quattro epurati nell’estate calda dei comunicati insieme a Ferrario, Bagni e Giordano, dopo 88 presenze nel Napoli che fu di Re Diego.

8) Claudio Bandoni – Classe 1939, lucchese, fu un autentico vagabondo del calcio avendo cambiato undici squadre in carriera. Certamente il periodo più bello e spensierato della sua carriera lo trascorse proprio all’ombra del Vesuvio con un team che si divertiva e faceva divertire. Il Napoli lo prese dal Palermo nel 1964, gli serviva un portiere per approdare in serie A, quella massima serie dove si esaltò nello squadrone di Sivori e Altafini, Juliano e Canè, Stenti e Girardo. Autoritario e di grande affidamento, dotato di un innato senso del piazzamento, concedeva poco alla platea. Si fermò a Napoli per tre stagioni mettendo insieme 106 presenze consecutive. Si separò da Napoli a malincuore ma lo scambio con Zoff del Mantova restò epocale.

7) Giuseppe Cavanna – Classe 1905, Ascarelli lo acquistò dalla Pro Vercelli dove aveva raggiunto una buona quotazione a livello nazionale. Tutti gli riconobbero grandi doti acrobatiche, diventò il beniamino della tifoseria partenopea per la quale giocò sette campionati di fila collezionando 151 presenze. Pozzo lo inserì nella lista dei 22 per il vittorioso mondiale del 1934 ma non giocò mai perché era chiuso dallo juventino Combi. Vanta comunque sei presenze nell’Italia B in cui dimostrò tutto il suo valore in un periodo in cui il calcio meridionale non era molto considerato dai selezionatori. Era lo zio di Silvio Piola e si dice avesse un carattere malinconico anche se non si sottrasse mai ai bagni di folla dei tifosi che spesso lo attendevano al bar che aprì in via Toledo.

Garella

Garella

 

6) Manuel Pepe Reina – Classe 1982, figlio d’arte, il padre Miguel fu portiere dell’Atletico Madrid, è l’unico straniero presente in questo dossier. Campione d’Europa e del Mondo con la nazionale spagnola, nella sua onorata e prestigiosa carriera si mette in luce col Villarreal e si afferma col Liverpool. Abile coi piedi, quasi un libero aggiunto, ottimo nelle uscite, reattivo come un felino ed un buon senso della posizione. Ha già superato le cento presenze in maglia azzurra, ha scritto un piccolo pezzo di storia in quanto a carisma e leadership. Col Napoli, finora, ha vinto una Coppa Italia.

5) Giuseppe Casari – Classe 1922, si formò tra i pali dell’Atalanta fino a quando il Napoli non lo chiamò per sostituire Chellini. Fu titolare indiscusso per tre anni, per un totale di 107 presenze, fu poi venduto al Padova per l’arrivo di Bugatti. Ebbe mezzi fisici eccezionali, sembrava un gigante, sobrio, elegante, a tratti spettacolare, con un ottimo senso della posizione. Al “Collana” stravedevano per lui, i napoletani hanno sempre avuto la propensione ad innamorarsi dei portieri con un certo carisma. E Casari, col suo carisma trovò spazio anche in Nazionale collezionando sei presenze e fece parte, come terzo portiere, della spedizione azzurra in Brasile nel 1950.

4) Luciano Castellini – Classe 1945, crebbe nel Monza e da lì passò al Torino dove spiccò il volo a livello nazionale e dove vinse uno storico scudetto e una Coppa Italia. Portiere dai mezzi fisici impressionanti, reattivo come un gatto (o meglio, come il suo soprannome dice, come un “giaguaro”), ottimo tra i pali e spericolato nelle uscite, senza paura. Quando il suo rapporto col Toro si incrinò, Radice gli preferì Terraneo, venne a vivere una seconda giovinezza a Napoli. Qui continuò a volare per sette stagioni per un totale di 202 partite in cui tutto il reparto arretrato si sentì al sicuro. Chiuso da un mostro sacro come Zoff, disputò solo una partita in Nazionale.

Reina

Reina

3) Arnaldo Sentimenti – Classe 1915, il secondo della dinastia dei Sentimenti, si legò a Napoli indissolubilmente per tutta la vita da atleta e anche dopo, innamorandosi della nostra città e mettendovi radici. Raggiunse gli azzurri nell’estate del 1934, si fece le ossa dietro a Cavanna e Mosele prima di prendersi la titolarità della porta. Estremo difensore dal rendimento sicuro, con un innato senso della posizione, passò alla storia come portiere para rigori. Le statistiche sono, a questo proposito, autentiche sentenze: parò 9 rigori su 31 e ben 7 consecutivamente. Mitico il faccia a faccia col fratello Lucidio, portiere del Modena, che lo bucò con un tiro forte mettendo fine al suo record. Terminò la carriera a Napoli come allenatore-giocatore dopo aver disputato 227 presenze con la maglia azzurra.

2) Ottavio Bugatti – Classe 1928, il Napoli lo acquistò dalla Spal quando era un portiere seguito da diverse squadre. Andò a sostituire Casari del quale era l’esatto contrario. Bugatti era un talento naturale, gli piacevano le uscite, gli piaceva “volare” tra i pali, quando lo si vedeva in azione era plastico, armonioso anche se a volte appariva un po’ plateale. Fu un beniamino della folla per la quale diede tutto per ben otto campionati e 256 presenze. La gemma della sua carriera napoletana resta comunque quella del 24 novembre 1957 quando il Napoli espugnò Torino battendo la Juve di Charles e Sivori. L’Ottavio volante, nonostante avesse 39 di febbre, scese in campo (anche perché doveva ricevere il premio Combi per il miglior portiere della stagione precedente), fu imbattibile e parò l’impossibile. Finì la carriera nell’Inter come secondo prima di Buffon e poi di Sarti.

1 ) Dino Zoff – Classe 1942, friulano doc, si fermò a Napoli per cinque stagioni diventando il numero uno dei portieri italiani. Dava sicurezza all’intera difesa, giocò 143 partite in azzurro e ne avrebbe potuto fare altrettante se la società avesse capito che non vendendolo il Napoli sarebbe potuto arrivare allo scudetto. Fu la disperazione dei suoi secondi, sia a Napoli che quando si trasferì alla Juve, perché con lui non giocava mai nessuno. Dotato di un’integrità fisica da far paura, non a caso Caminiti lo definì “dino-sauro”, fu un vero mostro di tecnica e agilità. Resta il portiere dei primati in campionato (903 minuti di imbattibilità con la Juventus), in Nazionale (1143 minuti di imbattibilità). Quando lasciò il calcio, dopo essere diventato campione del mondo in Spagna a 40 anni, fu allenatore e dirigente.

Zoff

Zoff

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