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Bonucci, vieni al Sud. Vieni a Napoli

Lascia l’Italia potente, non siamo terra di robertini. Tuo figlio Lorenzo troverà nel Ciuccio la medesima cocciutaggine del Toro

Bonucci, vieni al Sud. Vieni a Napoli

Lascia l’Italia potente

Vieni, Bonucci. Vieni.

Torna ai lidi cui appartieni, vieni al Sud. Possiamo approntare una cittadinanza onoraria a stretto giro – ultimamente l’iter a Palazzo San Giacomo è brevissimo. E il tuo piccolo Lorenzo troverà nel Ciuccio la medesima cocciutaggine del Toro.

Lascia l’Italia potente, preparata ma non arcigna, che in famiglia chiama gli stranieri presunti panchinari (che si aiutino a casa loro) ma inciampa priva di slancio appena esce di casa. Sette volte, Leonardo. Sette volte si casca dove si vive all’italiana, beccando la martellata di Filini sul pollice e fuggendo per schermirsi dai tedeschi del campeggio che ti intimano di non suonare il mandolino.

Passa all’educazione nera

Lascia i tamagotchi degli smartphone rose gold dei tuoi compagni sudamericani al loro destino, Bonucci. E vieni al Napoli. Fa’ dunque dirompere l’odio che tutta Italia ti porta copioso ma che la buona educazione salottiera – e dunque bianconera – impone di mascherare. Passa invece all’educazione nera. Fatti schifare da tutti, con fierezza e dunque innocenza, con una maglia azzurra indosso. Noi al Sud non temiamo le opinioni, men che meno le estreme, tanto da non caldeggiarne i fasulli reati, anzi forgiamo gli opposti in un’unica maschera nera per farla saltellare nei teatri – noi non avremo certo paura di schifarti ed amarti allo stesso tempo.

Non siamo terra di robertini

Perché non siamo terra di robertini, il tuo (ex) compagno di squadra te ne avrà parlato. Noi – checché ne dica qualche giullare di carta stampata – siamo Terra di Lavoro. Di famiglie che non si contengono, fertilissima culla di odi e contrasti, di livori fraterni e spiriti di rivalsa, di guerre intestine e trampolini di lancio, famiglie come quelle Cupiello. Ti ci troverai bene, a ricordarci che i racconti eterni sulla nostra città non valgono un centesimo di quello che hai provato segnando un rigore alla Germania; a dirci che delle cene e dei caffè sociali e delle vittorie di possesso palla non sai che fartene. Noi vogliamo tributarti l’odio che ti spetta – l’odio, un sentimento aristocratico – mentre i trequartisti avversari cadono davanti alla tua casacca azzurra. Vogliamo vincere e dimenticare – dimenticare, che bella parola.

Vieni, Bonucci. Vieni dove si soffre con la currea. Tu sai di cosa parlo. Vieni al Sud. Vieni a Napoli.

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