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De Laurentiis, Sarri, il Napoli: una cena per farli conoscere (di nuovo)

Le immagini e le dichiarazioni di ieri sera, al netto di Pepe Reina, ci restituiscono un Napoli compatto, sereno, dai rapporti distesi.

De Laurentiis, Sarri, il Napoli: una cena per farli conoscere (di nuovo)

Un film di Pupi Avati

Abbiamo già citato una volta il film di Pupi Avati, sul Napolista. Era lo scorso agosto, si scriveva ancora di Icardi al Napoli e pare ci potesse essere un incontro a cena, appunto, per discutere del passaggio in azzurro del capitano dell’Inter. Non se ne fece nulla. In un’altra occasione abbiamo richiamato il regista bolognese, si parlava di Diego Abatantuono attore drammatico come Mertens centravanti. Una suggestione tattica adattata alla cinematografia. Un giochino di paralleli.

In questo caso, però, il riferimento è immediato. Il Napoli organizza la classica cena di fine stagione, una specie di immancabile rito pagano, e il risultato è una vera e propria torta al miele. Nel senso di dolce pace, di zuccherata armonia. Certo, non poteva mancare il piccolo grande caso social, con la famiglia Reina contro qualcuno (noi abbiamo fatto qualche ipotesi fantasiosa su chi possano essere i destinatari di questa solenne arrabbiatura), ma per il resto la situazione ci sembra abbastanza tranquilla. Il nuovo Napoli è quello vecchio, si è fatto conoscere. Di nuovo. Col sorriso sulle labbra, oltretutto. Stranamente, ci viene da dire. Ma siamo felici, altroché.

Sarri e De Laurentiis

La Gazzetta dello Sport scrive di «abbracci, sorrisi, promesse di ogni tipo» Ad ogni angolo si parla e si scrive di “patto scudetto”. Insomma, Sarri e De Laurentiis erano gli osservati speciali e combinati della serata di ieri e ne sono usciti benissimo. Le due anime di questo Napoli sembrano essersi finalmente congiunte, magari solo per qualche minuto ed è già qualcosa. Finora non avevano ancora interiorizzato la massima «Siamo angeli con un’ala soltanto, e possiamo volare solo restando abbracciati». Ovviamente parliamo con le parole di Luigino il poeta, Gerardo Scala, Così palò Bellavista. È lui l’autore di questo verso. Il miglior poeta napoletano postmoderno, o quasi.

Insomma, si scrive quello che si legge nelle frasi, nelle parole, nei comportamenti. In quel selfie tirato alla grande da Edo De Laurentiis, uomo di pace, che sancisce definitivamente la chiusura delle speculazioni e lancia il Napoli verso una stagione di piena concordia. Un bel segnale, dopo l’atmosfera un po’ ovattata (nel senso di ostruita dall’ovatta) di Dimaro 2016. Un bel segnale anche il fatto che questa nuova, santa alleanza venga firmata al termine di una stagione da terzo posto e zero titoli, per dirla come va di moda oggi. Il Napoli non si è qualificato alla Champions diretta come nello scorso anno, è più vicino alla Juventus e ha fatto più punti. Traguardi eterei, nulla di tangibile. Eppure tutto confermato. Eppure tutti confermati. Col sorriso, con gli abbracci e le promesse. Con De Laurentiis che tende la mano a Sarri e Sarri che risponde e i calciatori che pare abbiano fatto la mobilitazione perché tutti restino a Napoli. Hanno tolto una “s”. La smobilitazione non abita più qui.

Il contratto e gli altri

A questo punto, si possono esaminare anche gli aspetti laterali alla faccenda. Che poi diventano centrali una volta (ri)sistemato il legame, ma tant’è. Ci sarà da parlare del contratto, di questo nuovo accordo che possa soddisfare (economicamente, si intende) un tecnico capace di reinventare il Napoli. De Laurentiis, che i contratti li sa fare (siamo seri, assolutamente non parodistici), sembra voler rivedere il punto della clausola rescissoria. Come per i calciatori, così per i tecnici: sale una, sale l’altro. L’altro, in questo caso, è lo stipendio. Una proporzionalità diretta.

Questa dinamica pare poter essere “spinta”, “aiutata”, anche da quello che succede fuori. Lontano da Napoli, appunto. Le sirene degli altri club hanno sicuramente cantato, ma il contratto firmato dodici mesi fa (e redatto da due che li sanno fare) ha tappato le orecchie all’allenatore ex Empoli. I risultati sono la sua forza contrattuale, mentre Spalletti si accasa all’Inter, Di Francesco alla Roma e la Juventus conferma Allegri. Le uniche squadre che, per progetti e ambizioni, potrebbero avvicinare il Napoli hanno tutte il loro condottiero già scritto. Se questo non ha inciso, e magari non ha inciso davvero, ha semplicemente messo il punto all’ultima frase. Sarri al Napoli, il Napoli a Sarri. Convenienza reciproca, giusto premio di riconoscenza dopo un gran lavoro congiunto (e con Giuntoli). E avanti così. Quello che serviva, una spruzzata di serenità. Nulla di meglio di una serata fuori in famiglia per consolidare i rapporti. Per mostrare al mondo che l’obiettivo è proprio quello, almeno. Per dare un’immagine di compattezza troppo spesso mancata. Un nuovo Napoli è nato ieri sera. E ha usato la cena, per farsi conoscere. Per farli conoscere, di nuovo.

 

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