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Lingua inglese, striscioni e faide: la Stampa e il romanzo criminale del tifo Juventus

Gli schieramenti dei gruppi organizzati, i motivi delle frizioni, le aggressioni e i rapporti con i clan: cronistaoria degli ultras Juventus.

Lingua inglese, striscioni e faide: la Stampa e il romanzo criminale del tifo Juventus

Come un Risiko

Il primo parallelo utilizzato da La Stampa per descrivere la curva Juventus è significativo: «È come un grande Risiko: vince chi riesce a incrementare le “proprie armate” di ultrà e a conquistare “nuovi territori” di tribune. Spesso a scapito della società per la quale tifano».

Il quotidiano torinese identifica l’apertura dello Stadium come momento di svolta. Un’informativa della Digos spiega che i rapporti non proprio amichevoli (eufemismo) nella tifoseria organizzata della Juventus si trascinano già dagli ultimi anni del Delle Alpi, ma dopo sono peggiorati. Questo lo schieramento: Drughi, Bravi Ragazdi al secondo anello e Nucleo 1985, Viking e Tradizione Bianconera. Rapporti tesi, aggressioni, regolamenti di conti e le infiltrazioni della criminalità organizzata. Un quadretto non proprio simpatico.

Le faide

Le carte dell’inchiesta Alto Piemonte raccontano storie e fanno nomi. Tipo quello di «Geraldo Mocciola, leader dei Drughi, finito in carcere per l’omicio di un carabiniere. Agli inizi del 2005 Mocciola, detto Dino, dopo aver scontato la pena – scrive la Digos – riuscì, grazie all’appoggio della locale criminalità organizzata, a riportare in auge il gruppo dei Drughi, consoli- dando la sua leadership all’interno della curva dalla quale riuscì a “espellere” i Fighter, oggi Tradizione Bianconera». Il contrasto con i Fighter sarebbe una cosa vecchia, risalente addirittura al post-Heysel: «Mocciola, all’epoca capo indiscusso della tifoseria, impose a tutti i gruppi di cambiare nome se in lingua inglese». Uno sgarbo che i due uomini di riferimento dei Fighter, Umberto e Claudio Toia, non accettarono di buon grado.

Da qui l’alleanza di Tradizione con i Bravi Ragazzi, gruppo capeggiato da Andrea Puntorno. Che, scrivono sempre Stampa e Digos, «era un personaggio molto vicino alle famiglie mafiose siciliane e calabresi, arrestato nel 2014 dai carabinieri per traffico di droga».

Mocciola

Scrive ancora La Stampa: «La sera del 25 marzo 2009 Mocciola viene ferito gravemente alla testa da tre soggetti. Secondo la Digos i tre erano legati ai Bravi Ragazzi. Da quel momento il capo dei Drughi, per colpire i Bravi Ragazzi si affida a Placido Barresi – killer della ’ndrangheta legato alla famiglia Belfiore – a quel tempo detenuto in carcere ma in contatto con il leader dei Bravi Ragazzi. Barresi, in quanto amico di entrambi i gruppi avrebbe suggerito di gestire la questione «con regole da stadio, consigliando di andare oltre, guardando alle prospettive di guadagno in arrivo con l’apertura del nuovo impianto.

A questo punto nasce e cresce la figura di Rocco Dominello. Che, «utilizzando toni equilibrati e mai minacciosi, avrebbe iniziato ad accreditarsi come affidabile interfaccia tra i gruppi ultrà e la Juventus». E avrebbe riportato la pace nello Stadium, che intanto si era conformato in modo da riunire tutti i gruppi in un solo settore. Un’altra scelta che non avrebbe proprio fatto scoccare scintille d’amore, diciamo così.

L’unica eccezione a questo periodo di “pace armata” viene raccontata da La Stampa: «Il 23 dicembre 2013, Umberto Toia viene aggredito a colpi di spranga. Motivo? Da notizie informali, scrive la Digos, sarebbe un’azione punitiva per la ritrosia di Umberto a destinare parte dei proventi del bagarinaggio alla famiglia dei Crea. Altra compagine della galassia ’ndranghetista».

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