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Se Quagliarella tornasse a Napoli

In genere la formula del what if è tipica di chi non accetta la realtà. Stavolta, però, è diverso e nel frattempo nominiamo Fabio napolista ad honorem.

Se Quagliarella tornasse a Napoli
Quagliarella

Il what if

Cosa sarebbe successo se Mertens avesse segnato il gol del 2-2 contro il Madrid ?

Cosa sarebbe successo se l’arbitro avesse concesso il rigore per fallo su Albiol contro la Juventus ?

Cosa sarebbe successo se Moreno Ferrario non avesse fatto autogol in Napoli- Perugia del 1981?

Cosa sarebbe successo se l’arbitro Matthewson non avesse annullato il regolare gol di Speggiorin in Anderlecht- Napoli del 1977?

Cosa sarebbe successo se Zoff non avesse parato quel precisissimo tiro di Juliano in Juventus-Napoli del 6 aprile 1975 ?

Il “se+congiuntivo trapassato” viene utilizzato per esprimere una possibilità o un desiderio riferiti al passato ed ormai irrealizzabili.

Una formula che non mi è mai piaciuta

Non mi è mai piaciuto perché, da napoletano e napolista, non lo possiamo usare sempre per sollevarci il morale. Infatti, se ci chiediamo continuamente “cosa sarebbe successo se…?” rischiamo di iniziare a vivere in un mondo immaginario e ci sentiremo profondamente insoddisfatti con le nostre passioni e più in generale con la nostra vita. Tornando poi alla realtà, possiamo sentirci frustrati e provare senso di colpa, e questo non ci servirà a nulla. La tendenza a pensare continuamente a quello che sarebbe potuto accadere può riflettere una profonda insoddisfazione per la realtà o decisioni passate che non abbiamo ancora pienamente accettato.

Le reazioni vittimistiche

Infatti, saremo più propensi a pensare in questo modo se in passato abbiamo preso delle decisioni influenzati dagli altri o dalle circostanze, decisioni che non sono nate dentro di noi e delle quali non ci sentiamo sicuri o addirittura contro di noi (decisioni arbitrali ingiuste) e per le quali si scatenano reazioni vittimistiche che inducono le persone (e i calciatori lo sono) a vivere in una persistente e involontaria sfiducia verso gli altri e verso le possibilità positive della vita, attraverso l’irrigidirsi di meccanismi difensivi disfunzionali che assorbono tali e tante energie psico-fisiche che non fanno reagire.

Mi piace usare invece il “se+congiuntivo presente” perché indica una possibilità reale (ma non una certezza). E lo uso per Fabio Quagliarella il cui incubo è stato raccontato con una emozionante intervista alle Iene. Le lacrime di Fabio hanno commosso l’Italia intera dopo la fine di una storia di stalking che lo ha tenuto in ostaggio per molti anni.

Il sogno di Fabio

Anche io non ho resistito alle lacrime soprattutto quando Fabio ha dichiarato che “quell’uomo (lo stalker) ha distrutto il mio sogno: quello di giocare per la mia città, per la mia gente e di diventare capitano. Se non fosse successo niente, sicuramente sarei ancora in maglia azzurra». La frase che ha poi scatenato la solidarietà del web e di una città, lascia aperta la porta a una clamorosa idea: «Ritornare al Napoli? Sarebbe bellissimo anche solo se me lo chiedessero».

Ecco il se+congiuntivo presente. Inserito però nel periodo ipotetico della possibilità dove l’ipotesi è presentata come possibile, perché il fatto potrebbe o non potrebbe accadere.

Napolista ad honorem

A questo punto dobbiamo fare un ulteriore sforzo e passare dal “se+congiuntivo presente” alla formula “se+indicativo presente” inserita però nel periodo ipotetico della realtà dove l’ipotesi è presentata come un fatto reale o comunque plausibile. Queste sono le formule sintattiche che dobbiamo utilizzare come tifosi e cittadini: presidente se riporti Quagliarella a Napoli, la squadra ne acquisterà in qualità e i napoletani si riavvicineranno sicuramente a te.

Noi, caro Fabio, nel frattempo, ti nominiamo Napolista ad honorem. Con la tessera numero 27!

 

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