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Elogio (e rivincita) dei titolarissimi: il Napoli vince, segna e diverte, anche senza Higuain

Una rosa più ampia, ma anche dieci undicesimi dell’undici base dello scorso anno. Evidentemente, non era tutto merito del Pipita, eppure faceva notizia solo lui.

Elogio (e rivincita) dei titolarissimi: il Napoli vince, segna e diverte, anche senza Higuain

Il mercato, il turnover, Maksimovic che è il senso del progetto Napoli e Zielinski che è il tredicesimo perfetto. Poi Mertens e Insigne, in concorrenza per la stessa maglia ma un’amicizia che vale 50 metri di campo fatto di corsa per un’esultanza. Il Napoli ampio, dalla panchina lunga. Oronzo Canà e Crisantemi.

Tutti i grandi temi post-calciomercato, tutte le cose che ci sono da dire perché succedono in attesa che ne avvengano di altre ancora più nuove, con Giaccherini solo intravisto e Rog e Diawara da lanciare. E poi, vuoi mettere la notiziabilità di certe cose rispetto ad altre? Lo dice qualsiasi manuale di giornalismo: una notizia diventa ancora più notizia quanto è più fresca, più recente.

Però, c’è dell’altro in questo Napoli. Roba vecchia, ma che si conferma. E questa è pure una notizia, soprattutto al termine di un’estate che se durava ancora un paio di settimane la squadra che l’anno scorso è arrivata seconda finiva in Serie B, a giocarsi un acceso derby campano con il Benevento o a mettere la maglia nera in casa della Spal perché i colori si confondono. Sì, proprio loro: i titolarissimi. Napoli-Benfica, ormai tre giorni fa, è stata iniziata da una formazione uguale per dieci undicesimi dalla squadra che andava in campo l’anno scorso. Con Mertens al posto di Insigne, ok, ma il concetto resta quello. Sono diventati nove undicesimi dopo dieci minuti, ma la sostanza non cambia. Ebbene: Napoli-Benfica è finita 4-2. Comunque.

Questo è un articolo dedicato un po’ a tutti: a quelli che “questa squadra è Higuain”, a quelli che “potevi comprare due giocatori titolari piuttosto che sette riserve giovani”, a quelli che “ci siamo indeboliti nell’undici iniziale”. Tutte cose che, alla luce di quanto è fin qui successo, possono essere state dette e scritte e lette e condivise. Nessuno dice che siamo più forti dell’anno scorso, nella squadra titolare. Eppure, la stessa squadra titolare con Milik per Higuain batte il Benfica per 4-2. Ed è a un punto di distanza, arbitri e rigori mancanti al netto, dalla Juventus con Higuain.

Come dire: assodato il fatto di aver perso il calciatore più forte della rosa (in valore assoluto), questo inizio di stagione positivo (sfavillante in alcuni momenti) è la dimostrazione che il Napoli era forte. Che sia forte ora è palese. Era forte anche l’anno scorso, e forse lo era pure senza Higuain. Sopra, nelle nostre dediche, abbiamo dimenticato di menzionare quelli che “chissà questa squadra come farà a superare l’impatto della perdita del Pipita“. Cioè, non li abbiamo dimenticati: li abbiamo tenuti qui per ultimo, giornalisti e non, che ancora pongono queste domande. Per il momento, sottolineiamolo e boldiamolo che è meglio, il Napoli non risente di alcuna problematica. Del gol e di gioco. Tatticamente, abbiamo provato a dare qualche spiegazione ieri (qui). Un pezzo che è piaciuto molto, oltre le più rosee aspettative.

Il resto sta negli altri dieci signori che andavano e vanno in campo. L’anno scorso lo facevano, benissimo, accanto a Higuain. Quest’anno, pur cambiando qualcosina, non muta la sostanza: lo fanno, benissimo, accanto a Milik o Gabbiadini. Ed è una cosa che va detta e riconosciuta. Che è merito del tecnico, ma anche di questi calciatori. Andiamo oltre la retorica della responsabilizzazione post-Pipita, dell’essere più squadra, di cosa sia cambiato o cosa sia rimasto uguale. No, parliamo di semplice rendimento. Come se Gonzalo Higuain non fosse mai esistito e il calcio a Napoli fosse arrivato l’altro ieri.

Il Napoli vince e gioca ancora benissimo, semplicemente. Reina è l’emblema più mutevole di questo rendimento costante, perché è eccezionale in alcuni momenti (Genoa-Napoli e Napoli-Benfica da fenomeno, Napoli-Bologna non proprio) e in altri paga problemi di concentrazione e fisici. Gli altri sono più addirittura continui: Koulibaly prosegue nella sua crescita e studia per interpretare ai massimi livelli europei il ruolo di centrale difensivo, Ghoulam è letteralmente una furia. Hamsik è probabilmente nel periodo migliore della sua carriera, per peso all’interno della squadra e importanza nel contributo offensivo. Mertens e Callejon mettono insieme 9 gol, i meno brillanti sono stati Jorgino e Hysaj. Ma stiamo davvero cercando il pelo nell’uovo, stiamo facendo le persone esigenti e severe.

Non c’è bisogno di cifre ad personam, sono i punti in classifica a parlare. Questo Napoli funziona, anche senza Higuain. Segna, gioca, diverte. E il merito di questo inizio di campionato è tutto degli altri giocatori, in coro. Quasi a ricordare che, al di là dei 36 gol di Gonzalo nello scorso campionato, i meriti erano da attribuire forse diversamente anche allora. Poi, si sa, è questione di notiziabilità: oltre alla novità, pesano altri criteri. Come dimensione o quantità, come comunicabilità. Ebbene, da questo punto di vista nulla da dire: i gol in sequenza e il record di Higuain meritavano le prime pagine di tutto il mondo. Oggi, c’è un altro Napoli che non ha perso questa abitudine. Rendendo giustizia a quello vecchio, dimostrando che dopo Higuain c’era tanto altro che funziona anche senza di lui. Anche se non faceva notizia. 

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