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Callejon (o Ghoulam) per Milik: la mini-rivoluzione di Sarri sui calci d’angolo

È falso che il Napoli non segnava mai su corner (4 lo scorso anno). Ma è cambiato il modo. E gli autori: addio Jorginho. E l’effetto si vede.

Callejon (o Ghoulam) per Milik: la mini-rivoluzione di Sarri sui calci d’angolo

Il web è un meraviglioso luogo di esagerazioni. Quando il Napoli e Milik hanno segnato il secondo gol della loro partita, è iniziata la gara del commento: “il gol su calcio d’angolo? Non lo vedevo dai tempi di Vidigal”. E giù, fino a rispolverare vecchi difensori e altrettanto improbabili e impolverati miti della capocciata da corner. Che, però, rappresenta(va?) un problema per questo Napoli. Lo scrivemmo l’anno scorso, in un articolo che fu molto discusso. In cui dicemmo, paradosso, che il problema del Napoli non era la difesa. Ma la scarsa percentuale di gol segnati in riferimento alla mole di gioco creata. Tra le reti mancanti, anche (se non soprattutto) quelle da calcio piazzato.

La realtà è ben diversa da quella descritta in rete: il Napoli l’anno scorso ha segnato 6 volte da calcio piazzato, 4 volte da calcio d’angolo. Di testa, con Higuain a Bergamo. Oppure con Chiriches in Napoli-Chievo, anche se in quel caso il gol fu frutto di uno schema più elaborato. O almeno, non direct-to-gol. Come invece avvenuto durante Napoli-Milan, con il cross di Callejon e il perfetto impatto aereo di Arkadiusz Milik. Ecco, appunto. Callejon per Milik. Qui, forse, è partita una mini-rivoluzione sarrita. O sarriana, come preferite.

Con Jorginho in campo, rientrante dopo la squalifica di Pescara, i corner non sono stati battuti da Jorginho. Una novità per il Napoli 2016/2017 rispetto alla edizione di un anno fa. Un cambiamento sostanziale, che noi avevamo invocato nel pezzo di cui sopra e di cui siamo estremamente felici. Certo, siamo consapevoli che una rondine (il gol dell’ex Ajax) non fa primavera, o almeno non subito. Se però poi andiamo a leggere le statistiche, e vediamo che a Pescara i corner sono stati battuti da Ghoulam (6) dalla destra e Callejon (3) dalla sinistra, registriamo una prima inversione di tendenza (di cui vi avevamo scritto da Dimaro). Confermata poi col Milan: 9 tiri dalla bandierina, 6 battuti da Callejon (dalla snistra) e 3 da Ghoulam (dal lato opposto). Un po’ come succede in tutte le altre squadre del mondo senza un tiratore fisso (il Pirlo della situazione, per intenderci), con il terzino o l’esterno che battono a piedi invertiti per il cross a rientrare. Il Napoli ha scelto questa strada, e sembra averla imboccata bene. I cross riusciti da corner, finora, sono una percentuale minima: uno a Pescara (Ghoulam) e 3 con il Milan (2 Callejon e uno l’algerino). Su 18 tentativi totali. Poco, pochino. Però, almeno, si è modificato il modo di batterli. I traversoni – neologismo di Niccolò Carosio – ora sono tesi, forti, sempre a esplorare l’area. Vanno verso il centro, cercano l’elevazione in mezzo al traffico e non lo schema. Del resto, basta riguardare i gol dell’anno scorso per capire che il Napoli, quando i corner si battono così, è più pericoloso: Higuain a Bergamo segna in mischia, così come Albiol a Frosinone (col destro, in bella coordinazione volante). In (molte) altre occasioni i palloni calciati da Jorginho erano invece preda del primo difendente avversario, tanto erano corti e bassi. Uno spreco eccessivo per una squadra che produce molte occasioni da gol e quindi si ritrova spesso con un calcio di punizione formato corner o un calcio d’angolo puro.

Poi c’è il fattore Milik, che non è da trascurare. Il polacco è alto 1.86, non molto più di Higuain (1.84), ma ha una diversa capacità di elevazione. Più di fisico, che di accademia. Due dei tre gol segnati di testa lo scorso anno sono frutto più di tecnica nel colpire il pallone (le reti con Empoli e Atalanta sono due capolavori balistici, anche se non confezionati di piede) che di un reale strapotere nel salto. Quello a Bergamo, in mischia, fa invece parte della stessa categoria di quello realizzato da Milik l’altro ieri sera. Che, ripetiamo, non fa primavera. Ma è un buon inizio. E segna un cambiamento rispetto al passato. Una roba che serve perché il Napoli possa crescere ancora: nel pezzo cui abbiamo fatto riferimento sopra, scritto all’indomani della sconfitta di Roma (e quindi dello scudetto matematico alla Juventus), calcolammo che se avessimo eliminato i gol da calcio piazzato dallo score dei bianconeri (14 alla 35esima giornata, sarebbero stati 17 a fine anno), si sarebbero ritrovati con 4 punti in meno in classifica e un gol del vantaggio cancellato. Una loro arma, in pratica. Che, chissà, potrebbe essere diventata anche nostra. Intanto, ci stiamo provando.

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