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Al Calcio Napoli serve un po’ di sana ipocrisia

Al Calcio Napoli serve un po’ di sana ipocrisia

C’è una strana aria a Napoli, o comunque tra i tifosi del Napoli. Un’aria insolita. Perché, caso raro, l’ambiente stavolta non è improntato al pessimismo. La nube incombe, la Roma è a due punti e la prossima giornata il calendario le sarà favorevole (loro Chievo in casa, noi Torino in trasferta), eppure si cerca di sdrammatizzare, di pensare ad altro. L’ipotesi che si possa perdere il secondo posto non viene quasi presa in considerazione, ed è un atteggiamento positivo speriamo non incosciente.

Il terzo posto non sarebbe la fine del mondo. Anche se sarebbe un arretramento per una squadra che fino a due mesi fa stava lottando per lo scudetto, questo è innegabile. Basta guardare gli spalti semivuoti del San Paolo nelle ultime due partite. Finito il sogno, si è svuotato lo stadio. Siamo tornati all’affluenza di Napoli-Lazio, la sera in cui sbocciò in serie A il 4-3-3 di Sarri.

Ma in tempi di dominio dei diritti tv, l’affrancamento dal pubblico può avere anche risvolti positivi. O comunque, per seguire il filo logico di Mario Sconcerti (e non solo suo), sarebbe ora che la gestione societaria e di squadra del calcio Napoli cominciasse a prescindere dall’umore di quel che definiamo ambiente e che poi è un intruglio di tifosi, ultrà, opinionisti tv, che formano un’opinione indistinta con la pretesa di essere la voce del popolo.

Il Napoli ha giocato una buona partita contro l’Atalanta, di gran lunga più efficace il secondo tempo rispetto al primo. Ha confermato ancora una volta le sue difficoltà a giocare sotto ritmo. Ed è questo probabilmente il problema atavico di questa formazione, sin dai tempi di Mazzarri: non sa rallentare il gioco, è condannata ad andare a tutta. Anche Reja ieri sera in conferenza lo ha sottolineato: «Il Napoli deve imparare a dosare le energie». Non riesce a farlo da sei anni, dubitiamo che possa riuscirci ora. Ma è questo il miglioramento che dovrà fare il Napoli: riuscire a vincere le partite anche senza giocare a tutta.

E ce n’è anche un altro. Deve riuscire a proteggersi meglio fuori dal campo. Ieri sera è terminato il silenzio stampa. Sarri si è presentato davanti alle telecamere e ai giornalisti. In conferenza stampa ha esordito dicendo: «Che piacere». Alle tv ha specificato che non sono stati né lui né i calciatori a volere questo silenzio. Per certi versi ha fatto bene, lo fece anche Benitez lo scorso anno a proposito del ritiro e del silenzio stampa. Però è come se il Napoli si mostrasse sempre nudo, incapace di elaborare una sia pur minima strategia non diciamo difensiva ma almeno per dissimulare. È un ragionamento che vale per Sarri così come per il presidente. Manca un collante, manca qualcuno che metta un masso davanti alla porta nei momenti di difficoltà e metta d’accordo le parti prima di parlare.

Anche la vicenda contratto poteva essere gestita meglio. Sarri ha le sue ragioni, avrebbe desiderato un cenno da parte della società quando il Napoli è stato primo in classifica. Non a caso, l’allenatore ieri ha detto che gli ha fatto piacere leggere il comunicato della società che ha smentito Televideo. Sarri si è guadagnato sul campo una diversa considerazione rispetto a quella che poteva avere la scorsa estate quando – proveniente dall’Empoli – avrebbe firmato qualsiasi cosa pur di allenare il Napoli. Allo stesso modo, però, da primo in classifica un allenatore non può bocciare platealmente il mercato della propria società e addirittura non far giocare nemmeno un minuto un calciatore come Grassi che è stato pagato nove milioni. O meglio: può, perché l’allenatore è lui, però torniamo indietro a scaramucce che hanno poco senso. Si naviga tutti nella stessa direzione ed è un principio che talvolta fatica a farsi largo nel Calcio Napoli.

Tornando sul campo, invece, la partita di Torino diventa a questo punto – espressione abusata, ma è la verità – la più importante della stagione. Ed è la terza volta quest’anno che il Napoli gioca la partita più importante della stagione. Le prime due le ha perse quasi nello stesso modo. Contro la Juventus e contro la Roma. Ma al Napoli sarebbe potuto andar bene anche un pareggio. E noi non siamo bravi a fare calcoli. A Torino, invece, bisogna vincere (a meno che la Roma non pareggi o perda contro il Chievo).

Dopodiché, comunque vada a finire, è giunto il tempo che De Laurentiis dia un seguito a quel che ha scritto nel comunicato di smentita a Televideo e ponga le basi per un rapporto duraturo con Sarri. Che faccia tesoro delle incomprensioni di questa stagione e irrobustisca la società creando una distanza di sicurezza tra quel che avviene all’interno tra i tesserati e quel che traspare all’esterno. Il Napoli è arrivato molto in alto – come ha dichiarato lo stesso Sarri ieri sera in conferenza stampa -, è nei primi venti in Europa, ormai da anni ai vertici in Italia, non può più continuare a sfidare il vento come una società di primo pelo. Deve irrobustire il corpo diplomatico e rendere più diplomatici i propri tesserati. Un po’ di sana ipocrisia talvolta non guasta. 

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